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- (JazzPlanet) Kenny Wheeler - The Widow In The Window (Eac Flac Cue)(UF)(TNT) -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
Kenny Wheeler - The Widow In The Window







Artist: Kenny Wheeler Quintet
Title:The Widow In The Window
Label: ECM 1417
CD-Details: Orig Year 1990
CD 1
Genre: Jazz
Style: Post-Bop,  Guitar Jazz, Jazz Instrument, Trumpet Jazz,


Extractor: EAC 0.99 prebeta 4
Read mode               : Secure
Utilize accurate stream : Yes
Defeat audio cache      : Yes
Make use of C2 pointers : No
Codec: Flac 1.2.1;  Level 8  
Single File.flac, Eac.log,
File.cue Multiple wav file with Gaps (Noncompliant)
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2 track(s) could not be verified as accurate
Size Torrent: 288 Mb
Cover Included


Tracks

Aspire
Ma Belle Hélène
The Widow In The Window
Ana
Hotel Le Hot
Now, And Now Again


Personnel

Kenny Wheeler (trumpet, flugelhorn);
John Taylor (piano);
John Abercrombie (guitar);
Dave Holland (acoustic bass);
Peter Erskine (drums)


http://www.amazon.com/gp/recsradio/radio/B00000DTFO/ref=pd_krex_dp_a

http://www.youtube.com/watch?v=oPYy8l8JYgI

http://www.youtube.com/watch?v=uhvDtbLdkF8&feature=related


Bio


Il 14 Gennaio 2010 ricorre l'ottantesimo compleanno di Kenny Wheeler, trombettista e compositore di origine canadese, ma da tempo residente in Inghilterra. E' un traguardo importante per chiunque; a maggior ragione per un artista che nei tanti decenni di attività (tuttora in corso) ha lasciato la sua impronta indelebile nella storia del Jazz, evidenziata da svariate decine di incisioni discografiche e innumerevoli esibizioni live, sia con propri gruppi che in collaborazioni di prestigio con altri musicisti, famosi e non.

Nonostante questo imponente lascito artistico, e un apprezzamento pressoché illimitato da parte dei colleghi, il tronmbettista non sembra ricevere l'attenzione mediatica che sicuramente meriterebbe, complice un carattere schivo e una personalità che preferisce esprimersi direttamente attraverso la musica. Approfittiamo pertanto della sua recente disponibilità a concederci un'intervista in occasione della pubblicazione del suo più recente lavoro, Nineteen Plus One, e la concomitante ricorrenza del compleanno (per il quale gli porgiamo i nostri auguri più calorosi e sinceri), per dedicare uno sguardo un po' più generale alla sua carriera.

Data la mole della sua discografia complessiva (a tutt'oggi non ne esiste una completa, dato lo sterminato numero di incisioni in cui compare; nel preparare la nostra discografia ci è stata molto utile quella parziale messa insieme da un appassionato giapponese, e reperibile online cliccando qui, aggiornata però al 2000), ci occuperemo solo delle tappe fondamentali della sua carriera solistica, e delle collaborazioni più significative, più che sufficienti tuttavia a dare un'idea esauriente dell'attività di questo straordinario artista, tenendo presente comunque che di buona parte di essa non esiste documentazione registrata.

Gli inizi e gli anni '60

Kenneth Vincent John "Kenny" Wheeler nasce il 14 Gennaio 1930 a Toronto, in Canada, dove comincia a suonare la cornetta all'età di 12 anni, iniziando a interessarsi di jazz già negli anni dell'adolescenza. Le sue prime esperienze professionali, in orchestre da ballo, risalgono a questo periodo.

A 20 anni studia composizione per un anno al Toronto Royal Conservatory; nel 1952 si stabilisce in Gran Bretagna, dove vive tuttora. Si inserisce velocemente nella scena jazzistica inglese, suonando bop in gruppi guidati, tra gli altri, da Tubby Hayes e Ronnie Scott; ma è alle grandi orchestre che si lega in prevalenza. Sul finire degli anni '50 entra nell'orchestra di John Dankworth, musicista molto popolare nell'Inghilterra di quegli anni in virtù della sua attività di compositore per il cinema e la televisione, con il quale rimarrà per tutto il decennio successivo, realizzando in qualità di sideman le prime incisioni che documentano l'inizio della sua carriera.

Gli anni '60 sono un decennio molto importante per il jazz inglese, con un turbinio di ferventi iniziative che lasceranno il segno su tutti i musicisti coinvolti. Anche Wheeler si dà molto da fare, non limitandosi a suonare nelle big band, ma dimostrando già tutto il suo eclettismo: lo troviamo infatti anche in alcuni dei primi esperimenti di fusione tra jazz e musica indiana, come i due volumi di Indo-Jazz (Indo-Jazz Suite e Indo-Jazz Fusion) del doppio quintetto di Joe Harriott pubblicati tra il 1966 e il 1968, e il disco Curried Jazz dell'Indo-British Ensemble nel 1969.

Ma ben più importante è l'incontro casuale nel 1966 con John Stevens e i musicisti che fanno capo allo Spontaneous Music Ensemble, ovvero tutta la principale scena free britannica. Il trombettista si inserisce nel collettivo di improvvisatori con sorprendente facilità, e tra il 1966 e il 1971 incide diversi album con lo SME a fianco di gente come Trevor Watts, Derek Bailey, Dave Holland, Paul Rutherford, Jeff Clyne, Evan Parker, Barry Guy. Lo ritroviamo anche, sempre in compagnia di alcuni di questi musicisti, nei gruppi di Tony Oxley, con cui registra The Baptised Traveller, Four Compositions for Sextet e Ichnos. Prima della fine del decennio, nel 1969, riesce anche a pubblicare il primo disco a suo nome, Windmill Tilter, sorta di poema musicale in forma di suite dedicato alla figura di Don Chisciotte. Anche questo è un lavoro per big band, registrato nel marzo 1968 insieme all'orchestra di John Dankworth con la partecipazione di Dave Holland e John McLaughlin come ospiti. Purtroppo i master originali sono andati perduti, per cui non è stata possibile la ristampa su CD dell'opera, e l'LP originale è un pezzo da collezione molto ricercato (e con quotazioni da capogiro).

John Dankworth aveva recentemente espresso l'intenzione di pubblicarlo per la propria etichetta Qnote rimasterizzandolo a partire da una copia su vinile, ma a tutt'oggi non se ne è fatto ancora niente. Nel 1968 suona anche nell'orchestra riunita da Graham Collier per la prima esecuzione della sua composizione "Workpoints"; il concerto viene registrato, ma verrà pubblicato solo 37 anni dopo su un doppio CD Cuneiform accoppiato ad un'altra esecuzione più recente. Un altro lavoro di Collier che vede la partecipazione di Wheeler nel 1983, "Hoarded Dreams," subirà sorte simile uscendo su CD solo nel 2007 (sempre per Cuneiform).

Gli anni '70

Agli inizi degli anni '70, decennio che si rivelerà molto intenso e fondamentale nella sua carriera, Wheeler è già un musicista apprezzato e ricercato (dai colleghi). Il suo caratteristico timbro strumentale, soprattutto al flicorno (strumento che utilizza prevalentemente), già inconfondibilmente personale, è presente in gran parte dei dischi più importanti del jazz britannico, e in quasi tutte le principali big band del periodo. Partecipa alle registrazioni di Marching Song, Metropolis e Citadel/Room 315 con Mike Westbrook; Michael Gibbs, Tanglewood '63, Just Ahead e The Only Chrome Waterfall Orchestra come membro della Michael Gibbs Band; nel 1968 è presente nel disco d'esordio di John Surman (omonimo), e nei successivi Tales of the Algonquin e Conflagration; è membro stabile del quintetto del sassofonista Alan Skidmore (in compagnia di John Taylor, Harry Miller e Tony Oxley), purtroppo di breve vita, con cui incide Jazz in Britain '68-'69 e Once Upon a Time, e del quintetto con cui il pianista John Taylor realizza il proprio disco d'esordio, ...and Think Again; con la formazione allargata dei Nucleus incide Solar Plexus e Labyrinth; è presente anche nel disco di Norma Winstone Edge of Time.

In ambito free, estende l'ambito geografico delle sue collaborazioni sia all'Europa continentale, partecipando a diversi album della Globe Unity Orchestra e entrando a far parte dello United Jazz+Rock Ensemble, che all'America, con un'altra esperienza importante nel quartetto (e poi nella Creative Orchestra) di Anthony Braxton tra il 1971 e il 1976, che gli consente di farsi conoscere e apprezzare anche negli Stati Uniti; ma mentre Holland, suo compagno nel gruppo di Braxton, si è già trasferito negli USA, nel caso di Wheeler la lontananza geografica diventa un ostacolo insormontabile al proseguimento di questa pur importantissima collaborazione, che deve quindi interrompere, rinunciando alla possibilità di un contatto più approfondito con i musicisti della scena free americana.

La capacità di adattarsi ad ogni contesto musicale, unita alla grande espressività della sua voce strumentale, lo rende il partner ideale per un gran numero di musicisti, con molti dei quali allaccia sodalizi artistici che dureranno fino a oggi. Anche l'attività solistica prosegue, con progetti di studio (probabilmente a causa del gran numero di impegni Wheeler non avrà mai una propria formazione stabile per periodi lunghi).

Nel 1973 rilascia il suo secondo disco Song for Someone per l'etichetta Incus (il disco è stato recentemente ristampato su CD dalla PSI dopo essere stato a lungo introvabile), nel quale riesce a conciliare le due anime della sua musica, quella orchestrale e quella free, in un esperimento che rimarrà tuttavia isolato nella sua discografia. Nel 1975 approda alla ECM di Manfred Eicher, che gli fa registrare Gnu High permettendosi il lusso di affiancargli un partner d'eccezione, nientemeno che Keith Jarrett in uno dei suoi rarissimi interventi come sideman. Il quartetto è completato dall'amico Dave Holland e da Jack deJohnette, tutti al servizio dei temi lirici e raffinati del trombettista; il disco, magnificamente interpretato, è uno dei vertici artistici raggiunti sia da Wheeler che dalla stessa ECM, bissato due anni dopo da Deer Wan, con John Abercrombie, Jan Garbarek, e sempre Holland e DeJohnette (e con l'intervento di Ralph Towner in un brano). Anche questo lavoro è splendido, pienamente rappresentativo delle doti del compositore oltre che del trombettista; la musica scorre fluida e lineare, agile e sostenuta, con ampia libertà lasciata ai solisti, che ricambiano con una prestazione maiuscola. Nel 1979 segue Around 6, con una formazione inconsueta (tre fiati - oltre al leader, Evan Parker al sassofono e Eje Thelin al trombone - e la ritmica costituita dal batterista Edward Vesala, il bassista Jean-François Jenny-Clarke, e il vibrafonista Tom van der Geld). Meno incisivo dei precedenti, si segnala tuttavia un raro excursus di Wheeler in solo (il breve "Solo One".

Come consuetudine dell'etichetta tedesca, Wheeler partecipa anche a varie sedute di incisione in qualità di ospite, che contribuiscono a farlo conoscere presso un pubblico più ampio; prende parte così a Divine Love di Leo Smith, Sound Suggestions di George Adams e Old Friends, New Friends di Ralph Towner. Ma i dischi più importanti, dove è molto più che un semplice ospite, sono i tre titoli degli Azimuth, in compagnia dell'amico pianista John Taylor e della cantante Norma Winstone. Nonostante il progetto sia ascrivibile a Taylor, autore di tutti i brani, la poetica di Wheeler si sposa alla perfezione con le atmosfere raffinate e rarefatte del pianista, con il quale forma una coppia artistica affiatata come poche, che negli anni fornirà numerosi altri risultati di altissima qualità. I dischi (Azimuth, The Touchstone e Depart, quest'ultimo con Ralph Towner) sono stati recentemente ristampati dalla ECM in un unico cofanetto. Da menzionare infine la pubblicazione su etichetta Japo (una sottomarca della ECM) di due album della Globe Unity Orchestra, Improvisations del 1977 e Compositions del 1979.

Gli anni '80

Anche il decennio successivo si svolge in parte sotto l'egida della ECM. In qualità di sideman, Wheeler è presente nei dischi di Arild Andersen (Lifelines), Rainer Bruninghaus (Freigeweht), Bill Frisell (Rambler), e della Berlin Contemporary Jazz Orchestra con la direzione di Alexander von Schlippenbach. Esce un nuovo disco degli Azimuth, (Azimuth '85), e un solo lavoro a suo nome, Double, Double You, nel quale è accompagnato da Michael Brecker, Jack DeJohnette, John Taylor e Dave Holland. Proprio Holland lo chiama poi al suo fianco nel proprio quintetto, insieme a Steve Coleman ai sassofoni, Julian Priester (o Robin Eubanks) al trombone, e Steve Ellington (o Marvin "Smitty" Smith) alla batteria. Con loro Wheeler partecipa a tre dischi: Jumpin' In del 1983, Seeds of Time del 1984, e The Razor's Edge del 1987.

Ma quello con la label tedesca non è un legame esclusivo; nel 1983 Wheeler riprende contatto con il Canada, sua terra natale, avviando un'intensa attività didattica e stringendo rapporti con l'etichetta Justin Time, per la quale partecipa a Visions, un lavoro del chitarrista Tim Brady con l'orchestra da camera di Montreal. Negli stessi anni è spesso anche in Italia; la sua esibizione al festival di Roccella Jonica del 1984 (con John Taylor, Norma Winstone, Tony Oxley e i nostri Paolo Fresu e Paolo Damiani) viene catturata su disco (Live at Roccella Ionica); inizia una collaborazione destinata a protrarsi negli anni con il sassofonista Claudio Fasoli, con in quale incide Welcome per la Soul Note nel 1986 con Jenny Clark e Humair come senza ritmica, e Land (in trio senza Humair) per la Nueva nel 1988. Ancora per la Soul Note nel 1987 realizza Flutter By, Butterfly, un disco a suo nome in quintetto insieme ai compagni di sempre Holland e Taylor, più Stan Sulzmann e Billy Elgart. Sul versante big band, lo troviamo in un paio di dischi della George Gruntz Concert Jazz Band, e altrettanti della Klaus Konig Orchestra su etichetta ENJA (un terzo seguirà nel 1994).

Gli anni '90

Il 1990 si apre con il suo sessantesimo compleanno. Per la prima volta dal 1973 Wheeler ha la possibilità di documentare il suo lavoro di compositore e direttore d'orchestra jazz, che nel corso degli anni ha sempre svolto abbastanza regolarmente, ma senza lasciare una traccia su registrazioni discografiche. Questa opportunità gli viene concessa da Manfred Eicher (e un contributo finanziario del londinese Arts Council) con una sessione di incisione in Gennaio a Londra che frutta la maggior parte di Music for Large & Small Ensembles, un doppio album che viene pubblicato dalla ECM lo stesso anno. Il resto del disco, come pure il contemporaneo The Widow in the Window, è il risultato di un'altra sessione di studio, questa volta a Oslo in Febbraio, in compagnia del suo gruppo di allora, con gli immancabili Holland e Taylor, John Abercrombie alla chitarra e Peter Erskine alla batteria.

I due dischi sono la migliore dimostrazione delle capacità di scrittura di Wheeler; in special modo la "Sweet Time Suite" che occupa metà del primo lavoro evidenzia tutte le espressioni più tipiche che compongono la sua musica, dall'utilizzo della voce (affidata come sempre a Norma Winstone) alle armonizzazioni dei fiati, dall'integrazione tra parti solistiche improvvisate e contrappunto orchestrale allo swing ritmico che sostiene tutta la costruzione musicale, improntata a un soffuso lirismo velatamente malinconico. Le stesse caratteristiche, debitamente riproporzionate, le ritroviamo nelle composizioni per quintetto.

A questo proposito, è interessante un confronto tra le diverse versioni dei suoi temi; "Sea Lady," qui presente in un arrangiamento per big band, era già stato inciso dalla cantante Norma Winstone, accompagnata soltanto dal piano di Taylor e dal clarinetto di Tony Coe, nell'album ECM Somewhere Called Home del 1986, mentre "Ana," registrata nel 1989 con la Berlin Contemporary Jazz Orchestra, compare riarrangiata per quintetto su The Widow in The Window.

Anche l'esperienza free è almeno in parte rappresentata in queste due opere, attraverso i brevi interventi solistici di Evan Parker e Paul Rutherford nelle composizioni orchestrali, e i brani che completano il doppio album, consistenti in due improvvisazioni in trio (Wheeler, Holland e Erskine) tre duetti pianoforte/batteria, e una versione largamente improvvisata di "By Myself," uno standard reso famoso dall'interpretazione di Fred Astaire.

Prima della fine del decennio, fa in tempo a incidere altri due dischi a suo nome per la ECM (gli ultimi, a oggi), riducendo anche il numero di comparse in dischi di altri musicisti dell'etichetta, limitandosi a Windows Steps di Pierre Favre, Open Land di John Abercrombie e un nuovo disco degli Azimuth (How It Was Then...): nel 1996 esce Angel Song, con un quartetto senza batteria di cui fanno parte Holland, Bill Frisell e Lee Konitz. L'amalgama sembra strano, ma funziona, pur risultando diverso dalla musica cui Wheeler ci aveva abituato.

Il secondo lavoro, A Long Time Ago del 1999, è ancora un'opera per big band, cui Wheeler si dedica con sempre maggior impegno per tutti gli anni '90, ma fortunatamente la sempre crescente fama conseguita negli anni gli consente di poter lasciare in molti casi una testimonianza discografica. Se Kayak, realizzato nel 1992 per la ah um, sfrutta un organico orchestrale ridotto (undici elementi), i due dischi realizzati in Canada per la Justin Time con la Maritime Jazz Orchestra (Siren's Song e Now and Now Again) e quello registrato in Finlandia con la UMO Jazz Orchestra (One More Time) recuperano la piena corposità del suo sound orchestrale. Con l'etichetta canadese incide anche un duo con Paul Bley, Touché, e un live in quintetto col chitarrista Sonny Greenwich: prosegue anche l'attività in Italia, dove pubblica Greenhouse Fables in trio con Jasper van't Hof e David Friedman e All the More in quartetto con Taylor, Furio Di Castri e Joe LaBarbera, partecipando inoltre alle incisioni di Tales di Paolino Dalla Porta, Guest della European Music Orchestra, Ten Tributes di Fasoli e Moving Lines di Fabio Zeppetella. Ritrova poi l'orchestra di Michael Gibbs in By the Way, ed è uno dei solisti per Epiphany di Vince Mendoza.

Dal 2000 a oggi

Nell'ultimo decennio, Wheeler ha intensificato l'attività discografica a proprio nome grazie soprattutto al supporto datogli da alcune delle più importanti label del nostro paese. La Egea pubblica nel 2000 Moon, in cui per la prima volta in tanti anni suona in duo con John Taylor, ripetendo poi l'esperienza nel 2004 per la CamJazz (Where Do We Go from Here?). Quest'ultima diventa la sua attuale etichetta di riferimento, facendo uscire anche What Now?, con un quartetto classico completato da Taylor, Holland e Chris Potter, e It Takes Two, con un quartetto atipico (le due chitarre di Abercrombie e John Parricelli, e il contrabbasso di Anders Jormin), As Never Before col trio di Enrico Pieranunzi (già incontrato in occasione di Fellini Jazz), fino al più recente Other People, dove Wheeler per la prima volta compone per un quartetto d'archi classico (al quale in alcuni brani si aggiunge il piano di John Taylor, mentre la tromba rimane un po' in disparte), a riprova della sua voglia di sperimentare cose nuove anche alla soglia degli ottant'anni.

Anche il suo vecchio amico Evan Parker gli viene incontro con la sua PSI Records, per la quale escono la già citata ristampa di Song for Someone, e nel 2003 Dream Sequence, che raccoglie incisioni realizzate nel corso di sette anni con diverse formazioni. E' la francese Sketch a pubblicare invece Overnight in trio con Taylor e Riccardo Del Fra. Nel 2008 ritrova la Globe Unity Orchestra per 40 Years, il disco realizzato per celebrare l'anniversario della storica formazione. Degna di nota infine la collaborazione in trio con il pianista Marc Copland e John Abercrombie, che ha già prodotto due dischi per l'olandese Challenge Records: That's for Sure (2001) e Brand New (2004). Il suo lavoro più recente è ancora un disco per big band realizzato in Italia, il già citato Nineteen Plus One, che documenta la sua attività come arrangiatore (e solista) al servizio di orchestre locali.

L'estrema duttilità (e disponibilità) di Wheeler, oltre alla stima professionale di cui gode nel settore, è testimoniata anche dalle numerose registrazioni di studio di carattere extrajazzistico che lo vedono impegnato come session-man. Tralasciando le partecipazioni a orchestre che forniscono un accompagnamento a diversi cantanti pop e soul, interviene come orchestrale nella versione originale di Jesus Christ Superstar (in compagnia di altri nomi illustri) nel 1970; è parte del progetto C.C.S., curioso esperimento di big band rock-blues guidata da Alexis Korner; suona in tre brani di Feels Good to Me, debutto solistico prog-rock di Bill Bruford (nel 1977 in una pausa della sua attività come batterista dei King Crimson), e successivamente in Celebration di Sally Oldfield nel 1980 e ben quattro dischi di David Sylvian (Brilliant Trees, Alchemy - An Index of Possibilities, Gone to Earth e Dead Bees on a Cake) tra il 1983 e il 1999.

In ambito world-fusion è impegnato tra il 1992 e il 1994 a fianco del libanese Rabih Abou-Khalil in Blue Camel e The Sultan's Picnic, mentre nel 2001 lo troviamo perfino in un disco degli 883, Uno in più, e nel 2002 presta il suo flicorno agli arrangiamenti di Vince Mendoza per l'album Travelogue di Joni Mitchell.

Sarebbe un compito troppo impegnativo rendere conto di tutti gli album che si sono giovati del contributo di Wheeler (o anche solo rintracciarli); riteniamo comunque che quelli indicati nel corso dell'articolo siano più che sufficienti per rendersi conto dell'importanza e influenza che questo straordinario artista ha avuto su tanti musicisti nell'arco della sua lunga carriera, oltre a rappresentare adeguatamente l'espressione della sua personalissima poetica e delle sue doti di compositore e arrangiatore.

Speriamo quindi che questo nostro omaggio contribuisca alla riscoperta e alla valorizzazione di Wheeler da parte di chi ancora non lo conosce, e l'occasione per stimolare una maggiore attenzione sulla sua opera. Per chi desiderasse svolgere ulteriori approfondimenti rimandiamo all'elenco degli album compresi nella sua discografia. Per quanto estesa, questa non può tuttavia considerarsi completa, anche se abbiamo cercato di includere tutti i suoi lavori e le principali collaborazioni, indicando ove possibile le principali edizioni e ristampe eventuali su CD, e scusandoci fin d'ora per le inevitabili imprecisioni e omissioni.=


review

My favourite CD, ever. Very rarely has a jazz quintet played with such inspiration, depth and interplay. Beautiful compositions by Kenny Wheeler (his concept of "de-composing", illustrated in the booklet, is really appealing!), astonishing solos, incredible rhythm section. Dave Holland (bass) performs at his best (listen to him in "Ana", John Abercrombie (guitar) is a real volcano, and it's incredible how many colors Peter Erskine can put in just a single touch of his cymbals. John Taylor (piano) is marvellous, and Kenny's flugelhorn solos are the perfect expression of a talented player who adsorbed the lessons of the past and has created a unique style. "The Widow in the Window" (Kenny loves puns!) is a must-have, not only for the jazz listeners. It's Music, simply.

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Aggiunto 15.10.10 - 21:10:59
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