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- Il Grido - Michelangelo Antonioni [TNTVILLAGE] èTNTVILLAGE] -


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Descrizione
MICHELANGELO ANTONIONI

IL GRIDO


:::->LOCANDINA <-:::



Viene qui presentata la versione distribuita da THE MASTERS OF CINEMA
come da cover e menù del Dvd qui presentati
 




Titolo originale: Il grido
Paese: Italia
Anno: 1957
Durata: 116 min
Colore: B/N
Genere: drammatico
Regia: Michelangelo Antonioni
Soggetto: Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Ennio De Concini
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Ennio De Concini
Produttore: Franco Cancellieri

Interpreti e personaggi

   * Steve Cochran: Aldo
   * Alida Valli: Irma
   * Betsy Blair: Elvia
   * Gabriella Pallotta: Edera
   * Dorian Gray: Virginia
   * Lynn Shaw: Andreina
   * Mirna Girardi: Rosina

Doppiatori italiani:

   * Monica Vitti: Dorian Gray

Fotografia: Gianni Di Venanzo
Montaggio: Eraldo Da Roma
Musiche: Giovanni Fusco
Costumi: Pia Marchesi

Premi:

   * Festival di Locarno 1957 Pardo d\'Oro
   * Nastri d\'argento 1958 Migliore fotografia






:::->TRAMA <-:::

Aldo che lavora come operaio in uno zuccherificio convive da sette anni con Irma. Dalla loro unione è nata una bambina. Il marito di Irma è emigrato da molti anni e l\'arrivo della notizia della sua morte apre per Aldo la prospettiva del matrimonio. Irma però non ne vuole più sapere dell\'uomo e gli confessa di non amarlo più. Per Aldo e per la bambina comincia un viaggio in Val Padana, alla disperata ricerca di una donna che possa occuparsi di lui e della sua bambina.



:::->RECENSIONE <-:::

È un piccolo bravo Festival quello di Locarno. Coinvolto suo malgrado nel complicato conflitto commerciale che da anni si dibatte tra noleggiatori svizzeri e produttori europei, e perciò esposto a veti e sabotaggi da parte delle organizzazioni ufficiali, esso è un po\' un Festival alla macchia, inviso a ministri e a direzioni generali, e perciò istintivamente simpatico a coloro che considerano la presente dittatura delle burocrazie cinematografiche governative in tutti i paesi come la peste che finirà per uccidere il cinema. È appunto perché è un Festival birichino che ha potuto permettersi una cosa che sembra straordinaria e che invece dovrebbe essere normalissima, se la libertà d\'opinione e di espressione al cinema non fosse favola, cioè di presentare un\'opera cinematograficamente importante senza tagli di censura.
Il film era il grido di Antonioni, intorno a cui si sapeva che erano sorte in sede di censura controversie vivacissime. Ancora una volta gli spettatori accorsi al richiamo del prezzo proibito dovettero domandarsi se valeva la pena di creare (dopo le Notti di Cabiria) questo nuovo caso di pesante \"imprimatur\". Perché concediamo pure che si debbano accorciare un paio di approcci amorosi prolungati, un po\' troppo, quasi sino al limite oltre il quale incomincia l\'amplesso, e magari anche si tagli (ma quanta piccineria!) la curiosa scenetta del venditore ambulante di Madonne, dov\'è tutta questa materia di scandalo? Ci dissero che uno dei passaggi incriminati è quello in cui Resina, la bimba, scopre dietro una scarpata il babbo steso accanto all\'amante, il cui disordine, nel riposo, denuncia i segni di una trascorsa intimità. Ma questo vuoi dire non capir niente. Ma se proprio in questo episodio e in questo choc è la vera profonda amarissima moralità del film. Resina il frutto di una delle centomila unioni illegittime che rallegrano il nostro moralissimo Paese, Aldo, operaio in uno zuccherificio del Polesine, e Irma, moglie di un emigrato in Australia, convivono da sette anni quando arriva a Irma la notizia che il marito è morto. Ed ecco che, proprio al sospirato momento di legalizzare la loro unione e dare una posizione regolare a Rosina, Aldo si trova davanti a una rivelazione tremenda: Irma non lo sposerà perché ama un altro. Suppliche e percosse sono inutili. Aldo prende la bimba e parte. Va a ritrovare la onesta e gentile ragazza che amava prima di incontrare Irma: ma certe cose non si riprendono. Riparte in cerca di lavoro, e il caso lo scarica un giorno in una stazione di servizio, tenuta da un\'ardita e provocante benzinara che si incapriccia di lui e se lo piglia come aiuto e come amante.
Ma c\'è Rosina. Ogni giorno qualcosa viene a fargli sentire che non potrà mai da solo allevare Rosina. Poi arriva la terribile scoperta. Quando rialzandosi confuso e sconvolto egli vede Rosina fuggire, capisce che ha perduto tutto. Allora rimanda la bimba alla mamma. Rimanda la bimba, ma tronca con Virginia e va via. Questo estremo soprassalto di pudore e di rimorso per cui, solo perché quella triste passione ha mortificato la sua bambina, e quasi per purificarsi tardivamente agli occhi di lei, abbandona l\'unica donna che poteva nella rabbia dei sensi fargli dimenticare Irma, perdendo il solo lavoro sicuro, è un grande, bellissimo movimento d\'anima, un disperato atto di onestà. Ebbene, tutto ciò è irreparabilmente cancellato e distrutto se si sopprime quella scena. Arrivo a dire che, sotto questo aspetto, anche l\'arditezza critica di certi passaggi diventa giustificabile: sì, perché fa più cocente, dopo la vergogna di lui, più misera la povera animalesca foia dei grandi davanti a quelle due chiare pupille di bimba.
E poi, sopprimendo quella scena, si ammazzerebbe il personaggio di Rosina. Ora, questa bimbetta che vediamo per tre quarti del film, coi suoi due scopini biondi, il suo intelligente musetto slavato, sgambettare accanto al suo papa sullo sfondo di quel desolato paesaggio alluvionale, è la vera protagonista del film. È da sola una creazione: per trovare un altro personaggio infantile così assoluto e poetico bisogna risalire alla Brigitte Fossey di Giochi proibiti (questa è polesana e si chiama Mima Girardi). E infatti quando Rosina esce, il film cade immediatamente. L\'episodio della quarta donna, Andreina, votatamente introdotto ed esacerbato per spingere Aldo al collasso finale, per quanto pieno di acutissime osservazioni documentarie, invece di accelerare il dramma, lo devia negli ardui sentieri di una troppo sottintesa protesta sociale. E la catastrofe arriva melodrammatica e scontata.
Non importa, anche così Il grido rasenta almeno per metà il capolavoro. Ci sono pezzi degni di un classico. C\'è tutto il mondo del basso Polesine, trasferito intero sullo schermo coi suoi paesi, I\' i suoi orizzonti, le sue genti. C\'è una folla di personaggi unici è indimenticabili, come il tragico Aldo di Steve Cochran così semplice e predestinato, la formidabile Virginia di Dorian Gray (una vera e propria rivelazione), la fiera, dolente e delicatissima Elvia di Betsy Blair; e infine quello straordinario tipo che è il vecchio Campanili, un paesano polesano preso tal quale, col suo cappello e tutto, che è un vero monumento di natura: i suoi colloqui con Rosina, sono pezzi unici. Insomma, se l\'arte ha qualche diritto, questa è arte.


:::->CARATTERISTICHE DEL DVD9<-:::

Durata: 110\'
Lingue: ITALIANO  
Sottotitoli: INGLESE
Formato Video: 1.37:1
Compressione: NESSUNA
Programmi utilizzati: DVD Decrypter
Contenuti Extra: Trailer originale italiano del 1957 - Scene tagliate



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Peers seeds: 9 , leech: 31
Size 5.37 GB
Completato 74x
Aggiunto 05.10.09 - 16:10:12
Uploader   loris2
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