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- NICO - CHELSEA GIRL [TNTVILLAGE] -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
NICO

CHELSEA GIRL


::->COVER<-::



::->DATI ALBUM<-::

Titolo: CHELSEA GIRL
Data Uscita: 1966
Genere: ROCK
Etichetta: POLYGRAM RECORDS


::->Tracklist<-::


  1. The Fairest of the Seasons
2. These Days
3. Little Sister
4. Winter Song
5. It Was a Pleasure Thing
6. Chelsea Girls
7. I\'ll Keep It With Mine
8. Somewhere There\'s a Feather
9. Wrap Your Troubles in Dreams
10. Eulogy to Lenny Bruce





::->ANNOTAZIONI<-::

Un anno prima di unirsi ai Velvet Underground sotto l’egida di Andy Warhol, prima di incarnare con la sua voce la Femme fatale e prima di deliziare la scena musicale con I’ll be your mirror, Nico già aveva imparato a camminare da sola. E non era un incedere insicuro. Chelsea Girl già dalle prime note si dimostra un’opera pregevole, non lontana dal capolavoro, con tantissimi spunti positivi. Si potrebbe considerare un disco di prova, realizzato in fase di rodaggio da una voce che solo a fianco di Lou Reed prima (Velvet underground & Nico, 1967), e sulle note create per lei da John Cale (The Marble Index, 1969), si sarebbe realizzata completamente. E invece già nel 1966 la voce di Nico sapeva incantare, sicura e dolce, forse più di quanto sarebbe successo poi. In Chelsea Girl i sentieri vocali della cantante tedesca seguono musiche d’altri tempi, quasi da favola (come nei primi due brani The fairest of the season e These days), e flauti e viole quasi scordati aprono l’immaginario a foreste e folleti del nord (Winter song e Wrap your troubles in dreams). Nel disco trovano spazio anche delle anticipazioni dei suoni che domineranno tre anni più tardi The Marble Index, in cui l’harmonium di John Cale e la voce gelida di Nico si uniranno ad evocare realtà inquiete ed aliene (preludio a tutto questo è It was a pleasure then), ma a prevalere sono atmosfere rilassate e dilatate, che poco hanno a che fare anche con quelle costruite insieme ai Velvet. Qui troviamo solo una voce potente ed evocativa intenta a narrare delle storie, accompagnata da violini, chitarra e flauti. E il risultato è unico nel suo genere, considerata la sterzata stilistica che di lì a poco avrebbe intrapreso la Nostra. In generale un disco bellissimo, in tutto e per tutto ‘di altri tempi’, perfetto per chi ama immaginare paesaggi inesistenti, tra magia e malinconia.

::->ANALISI DEI BRANI<-::

L’ascolto: non è facile descrivere con parole comuni la leggerezza insinuante di The Fairest Of The Seasons, quell’arpeggio di elettrica rubato a qualche follia d’innamorato tradito e sconfitto (Jackson Browne, anche autore del pezzo), il tumulto affusolato degli archi (John Cale), quella voce che spande colori attoniti mentre scolpisce l’aria divenuta di colpo solida: in mano ad altri sarebbe una bellissima triste canzone, cantata da Nico è invece qualcosa di inspiegabilmente superiore. Con la successiva These Days (ancora a firma Browne) il discorso non cambia, anzi: se della prima ricalca tono e arrangiamento, nel gioco melodico si fa più scopertamente accattivante, e a tratti raggiunge primati di inafferrabile malinconia (vicina in qualche modo ai Belle and Sebastian più diafani e ispirati, periodo If You’re Feeling Sinister, per intenderci).
Little Sister è invece un parto di John Cale e Lou Reed, e mi tremano i polsi solo a scriverli uno accanto all’altro, i nomi di questi due. Spunta una linea d’harmonium dalle retrovie che muove il baricentro dell’attenzione vicino agli scenari di decadenza cosmica dei VU, mentre la nostra sacerdotessa cavalca con autorità l’incedere incalzante di questo meccanismo ultramondano. E’ invece un flauto l’ospite a sorpresa di Winter Song, scritta dal solo Cale, dove se possibile è ancora più evidente il contrasto tra camerismo classicheggiante e attitudine rock.
Ma è in It Was A Pleasure Then che si spalanca in pieno la prospettiva Velvet, a precipizio sulla disillusione e sulle speranze malate di quella fine di decennio, tra inadeguatezze rabbiose e acidità abbaglianti: la voce di Nico è una fuga fragile, una teoria indefinibile di acuti vellutati. La accompagnano fraseggi di chitarra strappati alla logica del senso comune e viole piegate all’inquietudine obliqua di Cale (che qui trova modo di spiegare due o tre cose alla futura estetica “post”).
Altra costola dei Velvet in libera uscita è l’acquarello grigiastro di Chelsea Girl, a firma Sterling Morrison/Lou Reed, bell’esempio di melodia circolare, con una dolcezza disperata a fare da ingrediente segreto, nascosto forse tra le volute tiepide dell’assolo di flauto, forse nella tessitura laterale di chitarra, oppure nell’acuto di Nico che sembra un richiamo raggelato, una sfida alla bonaccia delle emozioni. Si scomoda poi sua maestà Bob Dylan in persona per la stesura di I’ll Keep It With Mine, non a caso la traccia più “folk oriented” e “vendibile” del lotto, con preziosi intarsi d’archi su accompagnamento quasi brioso di chitarra: tanto per chiarire a cosa stava rinunciando Nico in termini commerciali (cosa che sarà soprattutto nei dischi a venire). Si ritorna al buon Jackson Browne con Somewhere There’s A Feather, proseguendo nel solco di un folk dolceagro, gradevolmente struggente, ineffabilmente inutile.
Wrap Your Trouble In Dreams è il regalo di Reed alla ex amante e compagna di viaggio, segnato dal suo tipico taglio di nervi scoperti: un atto di feroce disincanto filtrato dall’etereo distacco di Nico, da quel suo cantare come in assenza di sé. Chiude il programma un brano del grande Tim Hardin, la scheletrica Eulogy To Lenny Bruce: un arpeggio caracollante di elettrica come un carillon arrugginito, la voce di sbieco sul canale sinistro (come per caso, come una triste visione) a svisare su inflessioni da jazz congelato (come una processione di sentimenti nudi, come una confessione silenziosa).
Timbri e vibrazioni diverse, unificate nel sentire opalino di questa grande artista, che per nostra fortuna si volle così e non diversa, non – poniamo – una patinata immagine di sé. I lavori successivi la videro impegnata a definire i contorni di un ego oscuro (The Marble Index, Desertshore) e proiettato in cibernetiche derive (The End),  voce nera e senza corpo confinata nella stanza senza porte né finestre dello spleen, già così dark che un decennio più tardi i dark ufficiali – Siouxsie in testa – la eleggeranno loro icona e vestale. Ma Nico era destinata a sopravvivere a se stessa: può sembrare bizzarro per un artista rock morire per le conseguenze di una banale caduta di bicicletta sulle strade assolate di Ibiza, ma pare proprio che sia andata così. Le sue ceneri furono disperse sotto il cielo di Berlino, anno 1988.

::->CHI ERA NICO<-::

Nico, nome d\'arte di Christa Päffgen (Colonia, 16 ottobre 1938 – Ibiza, 18 luglio 198, è stata una cantante, modella e attrice tedesca.
È ricordata soprattutto per essere stata la cantante, per un certo periodo, del gruppo rock Velvet Underground (composto da Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maureen Tucker).

Biografia

Modella

Nico conobbe i primi successi personali come modella apparendo su numerose pubblicazioni di moda a diffusione internazionale. Ancora molto giovane si trasferì a Parigi dove ebbe modo di incontrare il famoso fotografo Herbert Tobias che la ribattezzò Nico, dal nome del suo ex boy-friend, il regista Nico Papatakis.

Nella sua carriera di modella, Nico - divenuta pupilla della famosa stilista Coco Chanel - lavorò fino alla fine degli anni Cinquanta per riviste prestigiose come Vogue, Tempo, Vie Nuove, Mascotte Spettacolo, Camera, Elle ed altre ancora.

Data l\'intensa vita di viaggi, Nico parlava correntemente anche l\'inglese, l\'italiano, lo spagnolo e il francese.

Attrice

Come attrice ebbe anche un ruolo minore nel film La dolce vita di Federico Fellini e interpretò alcuni film di Andy Warhol. Apparì, in precedenza, senza comparire nei titoli, in La tempesta di Alberto Lattuada e in For the First Time di Rudolph Maté, film interpretato da Mario Lanza. Dopo La dolce vita, è la protagonista di Strip-Tease di Jacques Poitrenaud. Compagna del regista francese Philippe Garrel, interpretò sette film di Garrel tra cui La cicatrice interieure (Francia 1972) con Pierre Clementi e Les hautes solitudes (Francia 1974) con Jean Seberg e Tina Aumont. Garrel le dedicherà, dopo la sua morte, il film semi biografico J\'entends plus la guitare (Francia, 1991), dove il ruolo di Nico viene interpretato da Johanna ter Steege. Il film vince a Venezia il Leone d\'Argento.

Con i Velvet Underground

Dopo aver incontrato Andy Warhol ed essere divenuta un\'assidua frequentatrice della sua \"Factory\" fu da questi incoraggiata a partecipare, come voce solista, al primo disco dei Velvet Underground, intitolato appunto \"The Velvet Underground & Nico\" con l\'inconfondibile banana warholiana in copertina.
Il gruppo dei Velvet Underground, anche loro frequentatori della Factory, ebbe il periodo di massima notorietà dopo la pubblicazione del disco d\'esordio (1967): i loro primi concerti erano vere e proprie performance totali, comprendenti incontri di teatro, musica e cinema in cui con la musica venivano proiettate immagini psichedeliche; un ballerino, Gerard Malanga, accompagnava canzoni come Heroin e Sunday Morning.
Lo spettacolo, chiamato Exploding Plastic Inevitable o EPI, era in realtà una creazione dell\'artista pop Andy Warhol. Ma la presenza di Nico all\'interno della band è sempre stata problematica: forzata dallo stesso Warhol, inizialmente non era stata accettata dagli altri componenti; solo John Cale maturerà con la \"chanteuse\" un forte legame duraturo nel tempo (egli sarà infatti il produttore dei suoi più importanti lavori da solista).

Nonostante ciò \"The Velvet Underground & Nico\" è divenuto uno dei migliori album della storia del rock, carico di innovazione e spinte targate east coast, momenti suggestivi ed espressioni metropolitane. In quest\'opera s\'inserisce la voce di Nico che - dotata di un timbro rauco e assolutamente personale - viene tuttora considerata una delle più belle della musica rock.
La canzone Sunday Morning interpretata da Lou Reed con voce effeminata, è ritenuta un vero capolavoro che il suo particolare modo di cantare ha reso indimenticabile.
Nico suona l\'armonium, Hyde Park,1974

Solista

Verso la fine degli anni Sessanta decide di abbandonare i Velvet Underground proseguendo la propria attività di mannequin e registrando diversi album da solista, (di cui Cale sarà un importante collaboratore) tuttavia senza mai raggiungere i successi ottenuti insieme con il gruppo. Anni più tardi dichiarò: \"I Velvet volevano sbarazzarsi di me perché ricevevo più attenzione di loro da parte della stampa\", a testimonianza di una collaborazione forzata anche se ben riuscita.

Questo è, però, il periodo più prolifico della sua carriera: preso in mano l\'armonium che Cale le aveva regalato, Nico inaugura un modo del tutto nuovo di concepire la canzone diventando punto di riferimento e anticipatrice della corrente dark di fine anni settanta.

Dagli arrangiamenti ipnotici alle melodie pungenti e inquietanti della sua voce, a volte anche a cappella, la valkiria dai tratti perfetti butta le basi del dark: gusto per l\'occulto, ambientazioni gotiche e mistero si fondono in uno con senso d\'angoscia, alienazione, decadenza e mestizia. \"Non so bene come faccia a vivere. È una continua lotta tra me e me. È un dramma sentirmi come aliena a me stessa. Non ho alcun riferimento per capire chi io sia. Vivo come in un perenne esilio\" dichiarerà una volta l\'artista. Il lavoro che porta a maturazione queste sue tendenze è Desertshore, in cui gli embrioni contenuti nel precedente album (The Marble Index) vengono sviluppati a pieno con risultati grandiosi. Nel 1974, partecipa al concerto collettivo June 1, 1974, organizzato dall\'etichetta Island per promuovere la figura di Kevin Ayers. In esso, appare la sua famosa versione di The End dei Doors, incisa da Nico un anno prima nell\'omonimo disco.

La morte

Dopo circa cinquant\'anni passati fra il lavoro di precoce modella, attrice, cantante e musicista, fra la tossicodipendenza e il continuo senso d\'inquietudine, pare che avesse deciso di cambiare vita e che si fosse impegnata a seguire una dieta di sana alimentazione e un salutare regime di esercizi fisici. Mentre si trovava in vacanza a Ibiza, cadde accidentalmente dalla bicicletta, forse a causa di un leggero malore e restò a terra svenuta. Fu trovata da un taxista di passaggio che dovette insistere per portarla all\'ospedale. Qui le fu erroneamente diagnosticato un colpo di sole, ma il giorno dopo morì. L\'autopsia stabilì invece che la causa del decesso andava attribuita ad una severa emorragia cerebrale. Nico fu sepolta al Friedhof Grunewald-Forst di Berlino nella tomba di sua madre Margarete.

Jim Morrison

Durante la Summer of Love, o Estate dell\'Amore, del 1967, Nico, dopo il festival di Monterey, passò l\'estate con Jim Morrison che l\'aveva già cercata per telefono durante il festival. La modella dopo questa esperienza dichiarò che il primo uomo per cui provò vero amore fu proprio Jimmy, che a quell\'epoca già era fidanzato con Pamela Courson; chi conosce il rapporto tra il Re Lucertola e Pam, sa che il loro fidanzamento era davvero altalenante, si passava da momenti di vera passione a momenti di distacco assoluto, proprio come quello avvenuto durante l\'estate dell\'amore. Alla coppia di amanti nei momenti di ebbrezza piaceva picchiarsi a vicenda e nessuno dei due si risparmiava; infatti dopo i loro incontri entrambi riportavano lividi su tutto il corpo. Nonostante la violenza onnipresente nel loro rapporto, il momento sessuale era invece visto da entrambi come un atto delicato, fatto di carezze e coccole. Jimmy la aiutò ad intraprendere la carriera musicale, lei gli chiese di aiutarla a fare musica e a scrivere testi. In effetti, in alcuni brani è inconfondibile la traccia lasciata dalla poetica di Jimmy.

::->DATI TECNICI<-::

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- COVER E BOOKLET


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