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- BEETHOVEN - SYMPHONIES AND PIANO CONCERTOS - KLEMPERER[TNTVILLAGE] -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)

SYMPHONIES AND PIANO CONCERTOS

OTTO KLEMPERER (1885-1973)

::->COVER<-::



::->DATI ALBUM<-::

Autore: Ludwig Van Beethoven
Titolo: Symphonies and Piano Concertos
Genere: Musica Classica
Anno: 2000
Etichetta: Emi Classics
Esecutori: Philarmonia e New Philarmonia dirette da Otto klemperer . Daniel Baremboim, Pianoforte


::->LE SINFONIE<-::

Le prime due sinfonie di Beethoven sono d\'ispirazione e fattura classica. Nonostante ciò la 3ª sinfonia, detta

«Eroica», segnerà un grande cambiamento nella composizione dell\'orchestra. Molto più ambiziosa delle precedenti,

l\'Eroica si caratterizza per l\'ampiezza dei suoi movimenti e il trattamento dell\'orchestra. Il primo movimento, a

sè stante, è più lungo della maggior parte delle sinfonie scritte fino a questo punto. Quest\'opera monumentale,

in partenza scritta per Napoleone, prima che fosse incoronato imperatore, rivela Beethoven come un grande

architetto musicale e viene considerata come il primo esempio accertato di Romanticismo in musica.

Spesso considerata come più classica della precedente, e molto più che corta, le tensioni drammatiche disseminate

nell\'opera fanno della 4ª sinfonia una tappa logica del percorso stilistico di Beethoven. Vengono poi due

monumenti costruiti la stessa sera, la 5ª sinfonia e la 6ª sinfonia. La quinta e il suo famoso motivo a quattro

note, spesso detto «del destino» (il compositore avrebbe detto, parlando di questo celebre tema, che rappresenta

«il destino che bussa alla porta») possono avvicinarsi alla terza per il loro aspetto monumentale. Un altro

aspetto innovatore è l\'utilizzo ripetuto del motivo di quattro note sul quale poggia quasi tutta la sinfonia. La

6ª sinfonia detta «Pastorale» evoca perfettamente la natura che Beethoven tanto amava. Oltre a momenti sereni e

trasognati, la sinfonia possiede un movimento in cui la musica dipinge una tempesta delle più realiste.

La 7ª sinfonia è, malgrado un secondo movimento in forma di marcia funebre, caratterizzata dal suo aspetto

gioioso e il ritmo frenetico del suo finale, giudicata da Richard Wagner come «Apoteosi della danza». La sinfonia

successiva, brillante e spirituale, ritorna ad una fattura più classica.

Infine, la 9ª sinfonia è l\'ultima sinfonia compiuta e il gioiello dell\'insieme. Lunga più di un\'ora, è una

sinfonia in quattro movimenti che non rispetta la forma di sonata. Ogni movimento è un capolavoro di composizione

che mostra il superamento da parte di Beethoven di tutte le convenzioni classiche e che fa scoprire nuove

prospettive nel trattamento dell\'orchestra. Ed è al suo ultimo movimento che Beethoven aggiunge un coro ed un

quartetto vocale che cantano l\' Inno alla Gioia, una poesia di Friedrich Schiller. Quest\'opera chiama all\'amore e

alla fratellanza tra tutti gli uomini e il cui spartito fa ora parte del patrimonio mondiale dell\'UNESCO. L\' Inno

alla Gioia è inoltre stato scelto come inno europeo.

::->I CONCERTI PER PIANOFORTE E ORCHESTRA<-::

Quando Beethoven, giovane provinciale tedesco di belle speranze, sul finire del Settecento arrivò a Vienna in

cerca di successo, non puntò sulla musica da camera, sonate o quartetti, o sulle sinfonie, ma sul concerto per

pianoforte e orchestra. Ascoltare dunque in pochi giorni e dagli stessi interpreti tutti e cinque i Concerti è

una bella occasione per tentare di cogliere più da vicino, in questo grande corpus,  elementi di continuità e di

discontinuità, di rispetto per le convenzioni e di spinte innovative. Aiuta, in tal senso, la disposizione

strettamente cronologica scelta da Lonquich – nell’occasione solista e direttore dell’Osn Rai – che propone in

apertura il Concerto op. 19, numerato come secondo, in realtà primo in ordine di composizione.
Partiamo dalla prima esecuzione, allora: 29 marzo 1795, data fondamentale e, vista con gli occhi di poi, densa di

futuro. Beethoven, che siede al pianoforte, è protagonista di una “accademia” di tre giorni organizzata da Haydn

a beneficio delle vedove di guerra. Oltre alla sua op. 19 e altro ancora, Beethoven propone concerti mozartiani,

tra cui sicuramente il K. 466, con cadenze proprie. Mozart, Haydn, Beethoven: sembra diventare realtà l’auspicio

formulato pochi anni prima dal conte Waldstein, secondo il quale Beethoven avrebbe ricevuto “lo spirito di Mozart

dalle mani di Haydn”. E in effetti Mozart si sente nei primi due Concerti. Ma insieme cominciano anche a

profilarsi, tanto nell’op. 19 quanto nella successiva op. 15, il Concerto n. 1, sensibilità e strategie nuove: il

quadro formale che si dilata, una retorica diversa dalla precedente che si affaccia e fa presagire un rapporto

più agonistico tra solista e orchestra. Intanto è fissato quello che, con la parziale eccezione del Quarto, sarà

lo schema del concerto beethoveniano: un primo tempo marziale, un secondo lirico e introspettivo e un terzo

vivace, memore dello humor haydniano. C’è chi vi ha trovato una rappresentazione simbolica dei tre momenti

fondamentali dello spirito: la vita attiva, la vita contemplativa, il gioco. O se preferiamo: l’ordine,

l’interiorità, la libertà. La libertà, appunto: se Beethoven da un lato sapeva come andare incontro al gusto del

pubblico viennese, dall’altro la sua indipendenza di artista sperimentatore, la sua tensione verso il nuovo

puntavano invece a scardinare quell’ordine.
Il punto di svolta è probabilmente il Concerto n. 3 op. 37, di cui Beethoven non a caso parla a un editore come

di qualcosa di decisamente superiore ai due precedenti. La critica è incerta se considerare questo come l’ultimo

grande Concerto “classico” o come il primo di un nuovo corso. Ammesso che simili classificazioni abbiano senso, è

certo che il rapporto mozartiano di concertazione tra solista e orchestra (pianoforte “e” orchestra, non

pianoforte “accompagnato” dall’orchestra) è qui recuperato in un modo del tutto originale. Originalità che tocca

il suo culmine nel Concerto n. 4, l’op. 58, con il pianoforte che attacca solo, quasi sovrappensiero, invitando

sottovoce l’orchestra a seguirlo per strade inesplorate.
Il Concerto n. 5, più epico che intimo, non rinnega tuttavia l’ormai acquisito rapporto concertante tra il

solista e l’orchestra.
Il 28 novembre 1811 non fu Beethoven ma Friedrich Schneider a presentare a Lipsia il nuovo gioiello. La sordità

gli impediva ormai un rapporto diretto con il pubblico e, da quel momento, Beethoven non avrebbe più scritto

concerti per pianoforte. Certo, la sordità… ma non basta. Beethoven cercava ormai l’alternativa alla tradizionale

forma concerto e doveva trovarla nella Fantasia op. 80, con il coro, scritta nello stesso periodo del Quinto, ma

già anticipatrice per molti aspetti della Nona sinfonia. Una sorta di grande liturgia laica, una rappresentazione

umanistico-religiosa degli ideali dell’Illuminismo.


::->BIOGRAFIA DI OTTO KLEMPERER<-::



Otto Klemperer (Breslau, 14 maggio 1885 – Zurigo, 6 luglio 1973) è stato un direttore d\'orchestra e compositore

tedesco, cugino dello scrittore e filologo Victor Klemperer.
Tra i più grandi direttori d\'orchestra della sua generazione. La sua fama è legata all\'interpretazione del

repertorio classico e romantico tedesco. È stato inoltre uno dei più grandi interpreti di Gustav Mahler.

Leggendarie le sue interpretazioni del \"Canto della Terra\" e della \"Seconda Sinfonia\" di Mahler, ora ascoltabili

in CD. Ha studiato musica a Francoforte e successivamente a Berlino con Hans Pfitzner.
Nel 1905 l\'incontro con Mahler, del quale fu amico. Divenne direttore dell\'Opera Tedesca a Praga proprio per una

raccomandazione dell\'amico compositore. Nel 1910 Klemperer fu assistente di Mahler per la prima assoluta della

Sinfonia n. 8 \"Dei Mille\" dello stesso Mahler.
Altri incarichi importanti furono quelli ad Amburgo (1910 – 1912), all\'Opera di Strasburgo (1914 – 1917),

all\'Opera di Colonia (1917 – 1924) e all\'Opera di Wiesbaden (1924 – 1927). Dal 1927 al 1931 ha diretto la Kroll

Oper di Berlino, dove ha potuto rinnovare il repertorio dirigendo anche composizioni di Janá&#269;ek, Schönberg,

Stravinsky e Hindemith. Nel 1933 si trasferì negli Stati Uniti, a causa delle leggi razziali di Hitler.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale tornò in Europa dove diresse all\'Opera di Budapest. La sua notevole produzione

discografica è legata soprattutto alle incisioni con la Philarmonia Orchestra e la New Philarmonia Orchestra.

Dopo il suor ritiro, nel 1971, alla testa di questa prestigiosa orchestra londinese, è subentrato Riccardo Muti.
Ieratico nel gesto, impassibile nell\'espressione, Klemperer dirigeva negli ultimi anni seduto a causa di una

paralisi che lo aveva colpito nel 1939, in seguito ad un intervento chirurgico per un tumore al cervello.
Compose musica sia operistica sia sinfonica, una Missa sacra per soli, coro, organo e orchestra e il Salmo XLII

per baritono e orchestra.
È stato sicuramente uno dei più grandi direttori del XX secolo e il suo lascito discografico resta di

fondamentale importanza. Essendosi ritirato nel 1971, inoltre, le sue ultime registrazioni sono anche di grande

qualità tecnica. In commercio si trovano anche interessanti DVD di suoi concerti. Di assoluto riferimento le

interpretazioni di Beethoven, Brahms, Mozart, Wagner e Mahler.

::->DATI TECNICI E NOTE<-::

9 CD IN FORMATO MP3 a 320 KBPS
LOCANDINE ALLEGATE





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