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- MARCO BELLOCCHIO - I PUGNI IN TASCA[TNTVILLAGE] -


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Categoria bittorrent DVD
Descrizione
MARCO BELLOCCHIO

I PUGNI IN TASCA

(FISTS IN THE POCKET)


:::->LOCANDINA<-:::


Viene qui presentata la versione distribuita dalla CRITERION COLLECTION
come da cover e menù del Dvd qui presentati
 



Titolo originale: I pugni in tasca
Paese: Italia
Anno: 1965
Durata: 108\' (2700 m.)
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto:
Genere: drammatico
Regia: Marco Bellocchio
Soggetto: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Produttore: Doria Cinematografica, Piacenza

Interpreti e personaggi

   * Lou Castel: Alessandro
   * Paola Pitagora: Giulia
   * Marino Masé: Augusto
   * Liliana Geraci: la madre

Fotografia: Alberto Marrama
Montaggio: Silvano Agosti (con lo pseudonimo di Aurelio Mangiarotti)
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Rosa Sala
Costumi: Gisella Longo

:::->TRAMA<-:::

In un\'agiata casa borghese di Bobbio (PC) una madre cieca vive di ricordi con 4 figli, uno dei quali,

epilettico ed esaltato, la elimina e uccide anche un fratello deficiente. Colpito da una crisi mentre ascolta La

Traviata di Verdi, è lasciato morire dalla sorella Giulia...



:::->RECENSIONE<-:::

Con I pugni in tasca siamo nel Piacentino, in una famiglia della borghesia agraria, tarata dall’epilessia. La madre

è vedova, cieca e smarrita (il gatto va a mangiarle nel piatto); dei quattro figli, uno soltanto, Augusto, il

maggiore, è sano di corpo, ma si vergogna degli altri. Il più pericoloso è Sandro, un adolescente che si picca di

musica e di poesia, va soggetto a crisi frequenti, e cova una cupa violenza contro il mondo. Si sente disutile,

condannato a soccombere. Per vincere il proprio complesso d’inferiorità, e affermarsi con un gesto che lo convinca

della propria forza di volere e quindi del proprio diritto a sopravvivere, dovrebbe intanto eliminare gli ostacoli

vicini. Ove riuscisse a togliere di mezzo i più deboli, potrebbe infatti sperare di raggiungere la sicurezza di

Augusto, che ha affari in città, e crescere nella stima, anzi nell’amore malato, di Giulia, la sorella. Nella sua

puerile demenza non ha, ovviamente, il coraggio di architettare un piano, ma quando, imparata a guidare

l’automobile, ha acquistato maggior fiducia in se stesso, la follia è così lucida da saper profittare dei casi

fortuiti. Presentatasi l’occasione favorevole, Sandro passa infatti all’azione: spinge la madre in un burrone e

affoga il fratello minore nella vasca da bagno. Se ne vanta con Giulia, e il legame morboso li stringe a coalizzarsi

contro Augusto, che sta per sposare una borghese di città. Ma l’alleanza è breve e inquieta: sarà proprio Giulia,

temendo che stia per venire il suo turno, a ristabilire l’ordine lasciando morire Sandro senza soccorrerlo durante

una crisi.
Certo, non c’è da stare allegri. Raramente tuttavia un cinéma d’essai svolge così bene la sua funzione come quando

presenta I pugni in tasca, «opera prima» del ventiseienne Marco Bellocchio. Al quale potete muovere tutti gli

appunti che volete, non certo quello di esprimere con reticenza ciò che manca a registi tanto più maturi: una

personalità risoluta. Bisogna partire da questa ferma volontà di compromettersi al di fuori d’ogni lusinga del

cinema commerciale, e dalla consonanza tra la forza dell’idea e la violenza dello stile, per capire un film per

tanti aspetti sgradevole. Il caso è tipico per rinfrescarci i ricordi scolastici: prima d’accettare o respingere il

contenuto di un’opera cinematografica, valutiamo se la forma gli corrisponde. In caso positivo l’emozione artistica

deve indurci a superare il dissenso ideologico.
Con I pugni in tasca, infatti, siamo coinvolti nel furore d’un giovanotto in rivolta contro tutti quei valori morali

e sociali che la tradizione ha racchiuso nella famiglia (domani toccherà al Marco Ferreri di Marcia nuziale

graffiare il sacro vincolo). Diciamo subito che Bellocchio non se la prende soltanto con la borghesia di provincia.

Quest’ambiente gli serve per comodo autobiografico, per le risorse delle tinte grigie, e anche per la moda di andare

a cercare in provincia l’origine d’ogni vizio. In realtà egli spara a raggera: è proprio l’istituto familiare che

gli sembra giunto al tragico crollo, dacché continua a porsi come un microcosmo dove l’individuo è costretto a

trovare il principio e la fine della propria ragion d’essere. È implicito che non bisogna domandargli una soluzione

di ricambio; alla sua età è più facile mordere e sbranare che cercare di costruire.
Finalmente, neppure la borghesia è l’unico bersaglio di Bellocchio. Egli s’avventa contro ogni tipo di società in

cui si valga nella misura in cui si è utili; c’è da credere che da qualunque parte si volga, ad ovest come ad est,

Bellocchio non trovi esempi confortanti. Insomma: il dileggio mostrato dal nostro esordiente non è molto più d’un

gesto d’anarchica protesta, assai consueto nei giovani scontenti. Ma andiamo a vedere con quanta energia espressiva

è pronunciato, quali zanne di barbara forza egli affondi nell’interno di questa famiglia sciagurata, e come riesca

ad avvincere il pubblico con un gelido sguardo che passa dallo schermo alla platea. Allora c’è da stupire che

un’\"opera prima\" nasca con tale vigore, e che la furia derisoria si plachi in uno stile teso sino al limite del

grottesco, e sublimi l’orrore della materia in un’implacabile osservazione della pazzia. Con cascami naturalisti,

senza dubbio, con molti compiacimenti nell’irriverenza; ma non si potrà accusare Bellocchio di vilipendio ai sacri

istituti se prima non ci si sia sforzati di cogliere tutta la disperata ironia di cui il film è tessuto, amaro

appannaggio d’una generazione che tutti abbiamo contribuito a deludere.
I pugni in tasca è la maggiore novità che il cinema italiano ci abbia offerto negli ultimi anni (oltretutto rivela,

accanto alla brava Paola Pitagora e al corretto Marino Masè, un attore d’eccezionale potenza nel Lou Castel che

interpreta i deliri di Sandro). Non è, sia ben chiaro al Bellocchio, quel capolavoro al quale all’estero e in Italia

si è già cominciato a gridare. Ma è il segno d’una vocazione. A spararci addosso o a fare un vero cinema d’autore?

Già che ha scelto la seconda strada, e mostra di saper camminare, Bellocchio è pregato di salvarci la pelle.
Da Corriere della Sera, 11 dicembre 1965




:::->CARATTERISTICHE DEL DVD9<-:::

Durata: 108\'
Lingue: ITALIANO
Sottotitoli:INGLESE
Formato Video: 1.85:1
Compressione: NESSUNA
Contenuti Extra:

   * New, restored high-definition digital transfer
   * New video interviews with director Marco Bellocchio, actors Lou Castel and Paola Pitagora, editor Silvano

Agosti, and critic Tullio Kezich
   * Video afterword by director Bernardo Bertolucci
   * Original theatrical trailer
   * New and improved English subtitle translation
   * PLUS: A booklet featuring a new essay by film critic Deborah Young and an interview with Bellocchio




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Aggiunto 04.05.09 - 11:05:02
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