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- Federico Fellini - I Vitelloni[TNTVILLAGE] -


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Descrizione
FEDERICO FELLINI

I VITELLONI



Viene qui presentata la versione restaurata sia nell\'audio che nel video distribuita
dalla Criterion Collection come da cover e screenshoot qui di seguito presentati
 






I vitelloni

Paese: Italia/Francia
Anno: 1953
Durata: 103\'
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto: 1,37:1
Genere: drammatico
Regia: Federico Fellini
Soggetto: Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Federico Fellini
Sceneggiatura: Ennio Flaiano e Federico Fellini


Interpreti e personaggi

   * Franco Interlenghi: Moraldo
   * Alberto Sordi: Alberto
   * Franco Fabrizi: Fausto
   * Leopoldo Trieste: Leopoldo
   * Riccardo Fellini: Riccardo
   * Leonora Ruffo: Sandra
   * Jean Brochard: il padre di Fausto
   * Claude Farell: la sorella di Alberto
   * Carlo Romano: Michele l\'antiquario
   * Lida Baarova: Giulia la moglie di Michele
   * Enrico Viarisio: il padre di Moraldo e Sandra
   * Paola Borboni: la madre di Moraldo e Sandra
   * Arlette Sauvage: la sconosciuta nel cinema
   * Vira Silenti: la \"cinesina\"
   * Maja Nipora: la soubrette
   * Achille Majeroni: il capocomico
   * Silvio Bagolini: l\'idiota
   * Giovanna Galli: una ballerina

Fotografia: Carlo Carlini, Otello Martelli, Luciano Trasatti
Montaggio: Rolando Benedetti
Musiche: Nino Rota
Scenografia: Mario Chiari

Premi:

   * 2 Nastri d\'argento: \"Miglior regia\": (Federico Fellini), \"Miglior attore non protagonista\" (Alberto Sordi)
   * 1 Leone d\'argento alla Mostra di Venezia del 1953


SCREENSHOTS



LA GENESI

Perché faccio I vitelloni? Dunque, io volevo realizzare La strada che mi sembra il mio film e quando l\'avrò fatto potrò ubbidire a tutti gli ordini e a tutti i desideri, ma ho avuto un sacco d\'intoppi. Strano, perché è un copione semplice che non dovrebbe spaventare alcun produttore.
Comunque, rimandato La strada a primavera, qualcosa bisognava ben fare, e allora mi è venuta la tentazione di giocare ancora uno scherzo a certi vecchi amici che avevo lasciato da anni nella provincia dove sono nato.
Era una piccola vigliaccheria, ma pensavo che loro - siccome anche se un po\' sfasati sono di pasta buona - non si sarebbero rifiutati di darmi una mano in un momento di difficoltà. Così da qualche giorno mi sono messo a raccontare quello che ricordavo delle loro avventure, le loro ambizioni, le piccole manie, il loro modo particolarissimo di passare il tempo.
Il guaio è che, tornato a frequentarli, mi sto accorgendo che passo anche io troppo volentieri il tempo al bigliardo o sulla spiaggia a guardare il mare d\'inverno, o a cantare canzoncine oscene nel silenzio notturno delle antiche piazze.
E mi piacerebbe dimenticare tutti i miei impegni; e mi sembra che tanta gente del cinema che ho conosciuto più tardi - gente seria, indaffarata, importante; gente con cui ho legami di lavoro e anche di amicizia - mi sembra di non conoscerla più, di non ricordarla più, e che potrebbero guardarmi severamente, voltarmi le spalle, cacciarmi anche fuori con un nervoso schioccare di dita.
E allora, mentre ascolto i discorsi dei miei vitelloni («Ma tu, se venisse adesso Jane Russell e ti dicesse: dai, pianta tutto e vieni con me, ci andresti?» - «Ostia se ci andrei!») comincio a pensare con una punta di tristezza che, se vorrò continuare il mio lavoro, sarò costretto ancora una volta a tradirli, come ho fatto da ragazzo quella volta che una bella mattina ho preso il treno e me ne sono andato in città.
Mi conforta solo il pensare che, quando sapranno della mia nuova fuga, non se la prenderanno troppo. Faranno qualche commento sbadato.
«Se ne è tornato a Rama», diranno; «a fare che?»
E quel pochino d\'invidia che certamente proveranno - perché in fondo la città è il loro sogno segreto - ognuno se la terrà in corpo, tranne a sospirare forse più tardi, da soli, quando chiuso il caffè del commercio, a notte alta salgono in silenzio le scale di casa e si mettono a letto.

RECENSIONE

Il più sincero, triste ed autobiografico Fellini. Cinque uomini, tutti sulla trentina, nella provincia immobile di quella che riprende Rimini negli anni 50. Cinque vitelloni quindi, un gruppo di pasciuti amici che non vogliono crescere e che riesce a vivere nell’impasse generazionale che li lega. Moraldo (quello che più si avvicina alla figura di Fellini non ancora regista) è il più sensibile, introverso, silenzioso, ma anche il più coraggioso, perché sarà l’unico ad abbandonare il paese senza avere ancora in mente il luogo di destinazione. Albertone, il più mammone della comitiva, solo dopo una grossa sbronza si avvicinerà all’idea di maturare (che coincide con la presa di coscienza del matrimonio-legame), ma si ritroverà alla fine ancora legato alla figura della vecchia madre, promettendole che non l’abbandonerà mai come invece ha appena fatto sua sorella Olga scappando con un uomo sposato. Riccardo e Leopoldo, tenore e drammaturgo bloccati nella ricerca dell’ispirazione e delle possibilità, e poi Franco, il bello della comitiva, sposato e votato alle scappatelle, che accetterà di considerarsi marito solo dopo le cinghiate di suo padre.

Racconto amaro sull’immobilità della provincia, sulla mancanza d’aspirazioni di un determinato gruppo di ragazzi che continua a vedersi lontano dal mondo della maturità legata alla responsabilità del ruolo. Federico Fellini scappa da quest’immobilismo, ma attraverso l’ultimo sguardo-commento-battuta di Moraldo, fugge con un senso di disagio per il nuovo e dispiacere per il vecchio. È ancora incerto, rimpiange, non rinnega, se ne allontana. L’immagine che chiude il film è quella del ragazzino lavoratore, in bilico sulla linea retta dei binari. Una speranza, o la morte della fanciullezza.

Primi grossi e pesanti passi del regista nell’immaginario deformante (la festa di carnevale dove Alberto Sordi è sopraffatto da alcol e coscienza) e malinconico (passeggiate sulla spiaggia d’inverno) che determineranno la trama della sua imponente storia cinematografica. Regia pulita, riconosciuta come un capolavoro d’artista, il film rappresenta già l’altezza (ed uno dei momenti più alti) di tutto il lavoro del maestro riminese. Ottimo cast d’attori, specialmente il trio Moraldo, Franco, Alberto (Interlenghi-Fabrizi-Sordi) quest’ultimo riconosciuto con il Nastro d’argento come miglior attore (il film ottenne anche il Nastro d’argento come miglior film e produzione ed il Leone d’argento a Venezia nel 1953). Alberto Sordi, con il gesto dell’ombrello mentre fa una pernacchia ad un gruppo di operai e poi viene rincorso da questi una volta che si blocca l’automobile sulla quale stava viaggiando, rimarrà per sempre nella comune memoria dello spettatore italiano. Fabrizi è doppiato da Nino Manfredi e Trieste da Adolfo Geri. Franco Interlenghi è stato Pasquale in Sciuscià (1943) di Vittorio De Sica. Completo, moderno, racconta un momento della vita comune a tutti. Sarcasticamente commovente.

NOTE:

EDIZIONE CRITERION COLLECTION
Audio = Italiano  Mp3
Sottotitoli = Inglese HardSub



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Completato 261x
Aggiunto 31.01.09 - 16:01:04
Uploader   loris2
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