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- Katatonia - The Great Cold Distance [mp3 320 kbps][TnTVillage.scambioetico.org] -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
[SIZE=12]KATATONIA - THE GREAT COLD DISTANCE[/SIZE]
by LadyParanoid

[::Cover::]


[:ati Album::]
Titolo: The Great Cold Distance
Anno:    2006                                  
Genere: Metal
Etichetta:

[::Tracklist::][LIST]1.Leaders
  2.Deliberation
  3.Soil’s Song
  4.My Twin
  5.Consternation
  6.Follower
  7.Rusted
  8.Increase
  9.July
 10.In The White
 11.The Itch
 12.Journey Through Pressure
[/LIST][::Recensione::]
Una \"grande distanza gelida\" evoca istantaneamente uno spazio sconfinato, utopico, asettico e tuttavia pavimentato da innumerevoli strali nostalgici e tacitamente reazionari al tempo stesso, come un paradosso umorale degno del miglior Jourdain (\"La frase successiva è vera. La frase precedente è falsa\". Ne consegue il dipanarsi di un’ideologia artistica accurata e fortemente desiderata: in un pianeta brulicante esseri umani, la solitudine appare inesorabile e crudele, e trasforma la rabbia in apatia, in decadenza. Abbandonati gli scenari gotici degli esordi, i Katatonia di Jonas \"Lord Seth\" Renkse e Anders \"Blakkheim\" Nyström emigrano alla volta di territori forse non etimologicamente dark ma contagiati da paure recondite e oscure, sottocutanee e devastanti. L’isolamento generato dall’immenso spazio sterile circostante (visualizzato nell’enigma di \"The Itch\" si traduce in una strana, irascibile rassegnazione che deflagra in potenti geyser con estemporanee fughe colossali (\"Leaders, not followers\" è il leit-motiv della prima parte del disco).
Una sorta di titanismo michelangiolesco ammanta questo settimo lavoro della band svedese, che a quattordici anni dall’esordio (lo splendido Ep \"Jhva Elohim Meth\", preludio al debut-album \"Dance Of December Souls\" dell’anno successivo), (ri)scopre germi melodici e attitudini nuove (il paragone con gli A Perfect Circle si palesa immediatamente) senza dimenticare l’esuberanza e la depredante voracità delle prime prove (\"Brave Murder Day\" del ’96, con Mikael Akerfeldt degli Opeth, e soprattutto \"Discouraged Ones\", 199.

Proiettati in una sintesi di precisione matematica (simile, per certi versi, alla soluzione tooliana di \"Aenima\", i Katatonia affrontano in maniera coerente una rilettura personale del genere, prendendosi qualche rischio (le già citate virate melodiche, il cantato a volte fin troppo rassomigliante ai vocalismi sciamanici di Maynard James Keenan, il tentativo di \"modellare\" il prog-rock alla stregua degli ultimi Porcupine Tree) e sorprendendo coloro i quali s’attendevano un’opera malinconica dopo le debordanti tracce del precedente \"Viva Emptiness\".
Concettualmente, \"The Great Cold Distance\" segue scrupolosamente l’ellepì del 2003; tuttavia si tratta di un’analogia riscontrabile nei testi piuttosto che nelle musiche, debitrici del retaggio di \"Last Fair Deal Gone Down\" del 2001 (nel comparto ritmico e nel riffing ) e influenzate (nel basso e negli arrangiamenti delle chitarre acustiche) da band come Opeth (\"Ghost Reveries\" piuttosto che \"Damnation\", Anathema (\"Fine Day To Exist\" e Isis (\"Panopticon\".
Così, in un calcolato avvicendamento di episodi heavy , fra i più incisivi e potenti dell’intera produzione del combo svedese (\"Consternation\", attacchi prog (\"Rusted\" e transitori arpeggi d’impronta intimista (\"In The White\", la band confeziona una tracklist dai molteplici volti, fondendo talvolta elementi hardcore (\"July\" e crossover (\"Soil’s Song\" in una mescolanza ibrida che scompagina i principi del metal.

I quattro minuti che celebrano l’inizio del disco sono tutti per \"Leaders\", il pezzo che forse più di tutti ricorda i Katatonia di \"Viva Emptiness\". Dopo l’energica introduzione, le chitarre schizzano la base emotiva tremolante, tenacemente in bilico, su cui si poggia la poetica dell’album. Una tensione che si stempererà solo alla fine, con la possibile redenzione (o meglio, dissoluzione) di \"Journey Through Pressure\". Una certa mobilità di sentimenti (raffigurata sapientemente dall’ottimo artwork) invade (ma senza colmare) la distanza che separa l’angoscia dalla serenità.
Come un novello Roquentin, l’eroe katatonico soffre della medesima inquietante estraneità del personaggio di Sartre: lo spazio (questa volta, contrariamente alla \"pienezza\" di Bouville, sgombro) provoca tensione, pressione, trazione introspettiva. La voce di Renkse, dai tratti esoterici e spoglia dei growl degli esordi, s’inserisce quasi subito (sarà una prerogativa comune ad altre tracce) nella successiva \"Deliberation\".
Leggermente influenzati dai The Great Deceiver di \"Jet Black Art\", Fredrik Norrman e Anders Nyström intervallano riff progressive a un coinvolgente refrain melodico, segnando forse la fine dei favolosi tempi in cui la band veniva osannata come una delle migliori formazioni di doom e death-metal ancora in attività. Ma se per gruppi come i Paradise Lost la svolta si è tradotta in termini imbarazzanti, la new wave degli svedesi appare di gran lunga più luccicante. Merito di brani come \"Soil’s Song\" che, sebbene distanti dai violenti passaggi di \"Funerals To Come\" (1995), mantengono alto il vigore dell’esecuzione.

\"My Twin\", il primo singolo estratto (degni di nota, a questo proposito, le due b-side contenute nell’Ep, \"Displaced\" e \"Dissolving Bonds\" non è esattamente (e fortunatamente) un pezzo da classifica: l’ alter ego katatonico, malvagio doppelgänger capace di infrangere lo stato d’afflizione con una specie di violenza immaginaria, rivendica il proprio dominio sul vasto oceano muto che lo circonda. Disamina che prosegue con la brutale \"Consternation\", divisa, un paio di volte, da raffinati intervalli suggestivi. Giunti soltanto alla quinta traccia, \"The Great Cold Distance\" mostra già la propria statura. Ipotesi che si trasforma in certezza con \"Follower\" e \"Rusted\". Nella prima, il basso di Mattias Norrman (subentrato a Mikael Oretoft nel ’99, a sua volta sostituto del bassista \"storico\", Guillaume \"Israphel\" Le Huche) assurge a vettore iniziatico, mentre in \"Rusted\", l’apertura alla melodia diventa totale salvo le due esplosioni genuinamente black-metal che si impadroniscono del brano.

Nella parte centrale, l’album concentra la sua anima aggressiva. \"Incresead\" e \"July\" rafforzano l’idea che qualcosa sia cambiato nel modo di suonare la batteria di Daniel Liljekvist, mai così possente e preciso, mentre \"In The White\" configura la manovra di atterraggio del disco. La trilogia di brani finali allevia le paure e le ansie maturate con la consapevolezza di una solitudine infinita. \"The Itch\" ricorda i momenti più cupi dei Cathedral e dei Celtic Frost, con il suo testo arcano e le straripanti chitarre malevolent .
Raggiunta la cognizione ultima di non poter sfuggire all’isolamento (musicalmente espresso nel breve e intenso passaggio elettronico), ai Katatonia non resta che intraprendere un viaggio incerto (\"Journey Through Pressure\" con un brano sinfonico (e con il symphonic black metal lo spettro del genere è completo) in un crescendo fiabesco e sospeso, dove le nebbie dissimulano ancora un mondo desolato, senza rovine, privo cioè di indizi di civiltà perdute. Il fade out di \"Journey Through Pressure\" lascia l’esplorazione in un vuoto paranoico. Un oblio oscuro dove l’unica stranezza è toccare la mano di un altro essere umano.

Voto: 8/10

Da Ondarock.it
[:ati Tecnici::]
Velocità in Bit : 320 kbps
Canali: 2
Frequenza: 44000 Hz
Info: Per scaricare devi usare un client come uTorrent o Transmission
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Size 118.71 MB
Completato 0x
Aggiunto 29.12.08 - 12:12:47
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