| Categoria bittorrent | BDRip |
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| Descrizione | \"Dominata dall\'angoscia dei ciechi, la terra è soltanto musica e natura morta...\"
Fata Morgana
Un film di Werner Herzog.
Con Lotte Eisner, Wolfgang Bachler, Manfred Eigendorf.
Genere Documentario, colore, 78 minuti. Produzione Germania 1968-71.
Rating IMDB: 7.1/10
Film, di settantotto minuti, nientemeno che sulla creazione del mondo, il Paradiso e l\'Età dell\'ora: uno degli incunaboli del tedesco Werner Herzog, per molti versi affascinante ma anche destinato a un pubblico di intenditori. Dove il cinema è l\'ancella di quell\'amara e stupefatta idea dell\'universo, in cui l\'uomo è una comica briciola dolente, che Herzog avrebbe poi sviluppato con forte coerenza per indicarci l\'assurdità del progresso e lo splendore d\'ogni miraggio.
Girato in Africa e alle Canarie, Fata Morgana è un documentario lirico-filosofico il quale prende le mosse da un libro sacro degli indios del Guatemala, letto da una voce fuori campo (nell\'originale, quella di Lotte Eisner) mentre la macchina da presa sorvola deserti, villaggi e lagune. Nel primo capitolo si parla di come gli Dei decisero di creare la vita, e si vedono pozzi petroliferi, carcasse di aerei, immense distese di sabbia increspate dal vento. Nel secondo appaiono un vecchio negro, un ragazzo con un animale al guinzaglio, uno studioso di varani (il rettile cacciato per la sua pelle preziosa), un pescatore di tartarughe marine. Il terzo si dilunga nel mostrarci case di indigeni, europei in visita, due squallidi suonatori, facendo sosta ogni tanto su scheletri di bestie, rocce e acque variopinte. È tutto, e talora è anche troppo (per la necessità di far scorrere le immagini fintanto che dura una canzone), ma e quasi magia. Perché mai? Cosa c\'è?
C\'è che Herzog, non ancora trentenne, aveva già un occhio cinematografico portentoso. Mescolando cronaca e mitologia, cercava fin da allora di spiegarsi perché l\'uomo sia al mondo, e già si chiedeva se il Creato non sia un errore di Dio. Dall\'inizio, in cui come minacciosi uccellacci aerei atterrano tra la foschia, alla chiusa, in cui inespressivi musicanti destano languidi ritmi, il film è tutto uno struggente e sarcastico rimpianto dell\'oscuro silenzio che precedette la storia. Creata la luce, la terra infuocata ha bruciato se stessa, gli Dei hanno compreso d\'avere fatto- un\'opera incompleta. Introdotta la morte, subentrata la schiavitù, il paesaggio è cosparso di ossami e sepolcreti, di uomini che ridicolmente tentano di capire, di donne in processione e di ragazzi attoniti. Dominata dall\'angoscia dei ciechi, la terra è soltanto musica e natura morta. La ragione è un sogno: ne possiamo anche ridere, come della più straziante chimera prodotta dal cuore.
Fata Morgana è un film di grande eleganza, gremito di echi dell\'arte informale, della cultura mistica e della musica sacra (intersecata con canzoni d\'oggi, fra l\'altro di Leonard Cohen). Dalla loro fusione, compiuta lasciando sempre molto aperta la struttura narrativa, esce una sorta di poemetto surreale, di epica allucinazione che stimola la fantasia e affonda nell\'onirico. O, se volete, soltanto un biblico reportage sul Sahara, ma con effetti fotografici di eccezionale valore pittorico e plastico, e simboli oscuri quanto basta a tradurre l\'inconscio.
- Giovanni Grazzini Da Il Corriere della Sera, 1 febbraio 1981
Divagazione paesaggistica sul deserto del Sahara: 78 minuti e a mezza strada fra il film di poesia e il documentario. Avvalorato dall’interesse di molti critici dell’epoca, quando si cominciava a scoprire in Werner Herzog, un sicuro talento, Fata Morgana instaura quel fatale rapporto fra l’occhio dell’artista e la realtà fisica del mondo che sarà una delle componenti essenziali di L’enigma di Kaspar Hauser e La ballata di Stroszek. Nato come film di fantascienza in base a un soggetto subito abbandonato, ne conserva il tema che è quello della Terra «vista da altri», scandito in tre movimenti: La creazione, il paradiso e L’età dell’oro. Per apprezzare il valore innovativo del film bisogna rimettere il calendario al fatidico 1968, l’anno in cui, differenziandosi dalla sperimentazione generale, Herzog andò a fare la sua nel Sahara: una specie di ritiro, in meditazione sui massimi problemi, palpitante di giovanilismo e di confuse speranze già segnate comunque da un pessimismo in crescere. Più convincente sul piano delle immagini che su quello di uno speakeraggio favolistico e fragile, l’insolito reportage si può avvicinare, per la comune vocazione surrealista, al Buñuel di Los Hurdes o al Carmelo Bene di Nostra signora dei Turchi, ma non ne uguaglia la forza provocatoria e dirompente. A noi, poco convinti dalla più recente svolta di Herzog con film di rivisitazione del Pantheon teutonico come Nosferatu e Woyzeck, questo esempio ormai remoto di due ma in libertà ci lascia con la nostalgia di un momento forse Irripetibile della nostra esperienza di frequentatori della sala buia. E ci ricorda che Godard compie cinquant’anni.
- Tullio Kezich, Il nuovissimo Mille film. Cinque anni al cinema 1977-1982, Oscar Mondadori
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NOTE: compatibile SA, sub ita completi + il commento del regista (che consiglio di abilitare durante la visione, visto che il film è molto... particolare);
- Ul 30-36k/sec, 24 su 24 |
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