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- Sergio Leone - Cera una volta il cinema (2018) [epub, mobi, azw,pdf] autobiografia MIRCrew -


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Descrizione
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[b][size=250][color=#008080]Sergio Leone - C'ERA UNA VOLTA IL CINEMA  (201 [/size]

[size=150]I miei film, la mia vita[/size]







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Livello bibliografico Monografia
Tipo documento Testo
Autore principale Leone, Sergio
Titolo C'era una volta il cinema: i miei film, la mia vita / Sergio Leone ; a cura di Noël Simsolo ; traduzione di Massimiliano Matteri
Pubblicazione Milano : Il saggiatore, 2018
Descrizione fisica 225 p. ; 22 cm
Collezione
· La cultura ; 1204
Titolo uniforme
· Conversations avec Sergio Leone | Leone, Sergio
Numeri
· [ISBN] 978-88-428-2528-9
dimensione - 3,52 Mb
formato Epub, mobi, azw3, pdf
e copertina



Due occhi di ghiaccio, un poncho sulle spalle, il mozzicone di un sigaro stretto nel ghigno da pistolero. Quel sigaro appartiene a un uomo troppo svelto a sparare, un uomo senza nome la cui mira non conosce perdono. Ad annunciarlo, mentre si avvicina al galoppo al villaggio di San Miguel, è un fischio malinconico che sembra provenire dalla gola del tempo, dai decenni sepolti nella polvere rossastra del West.

Quell’uomo spietato è l’eroe di una nuova epica, fatta di sangue e piombo, di carne, cavalli e dinamite. È la Trilogia del dollaro, canto per fucile e macchina da presa, odissea di cacciatori di taglie che ha riscritto il genere western con la lingua di Kurosawa e Céline: film costruiti con gesti ieratici, con tempi dilatati pronti a esplodere in parossismi di violenza, con un ordito di sguardi interminabili, spari improvvisi, dialoghi scarnifi cati le cui battute si dischiudono in formidabili aforismi. Il regista si chiama Sergio Leone.

C’era una volta il cinema – frutto di quindici anni di dialogo ininterrotto con Noël Simsolo tra Parigi, Cannes e Roma – è il testo cui Leone ha affidato il racconto della propria vita e di tutti i fi lm che ha girato. I fotogrammi dei suoi ricordi portano impressi il cappello di Clint Eastwood e la barba mal rasata di Gian Maria Volonté, le melodie di Ennio Morricone, lo sguardo di Claudia Cardinale e il sorriso offuscato di Robert De Niro, gli incontri con Pier Paolo Pasolini, Klaus Kinski e Orson Welles.

Leggere questo memoir-intervista, finora inedito in Italia, è come ritrovare in una vecchia cassetta una voce che si credeva smarrita. Una voce acuta, divertita, ferocemente anticonvenzionale, che fra un aneddoto di vita sul set e una riflessione sul cinema finisce per rivelare i segreti di un regista che ha saputo trasformare gli anni del proibizionismo nel romanzo struggente delle amicizie tradite, delle vendette e degli amori perduti. E che, nell’oblio di una fumeria d’oppio come sulle carrozze di un treno a vapore, ha dipinto l’immagine del tempo mentre fugge via.

"DUE PICCOLI ESTRATTI....A CASO"

La  scrittura  cinematografica  di  Per  un  pugno  di  dollari  sembra  molto
elaborata. Pensava al montaggio durante le riprese?

Ci ho pensato soprattutto prima delle riprese. Volevo che il film avesse uno
stile  personale  vicino  a  una  forma  musicale.  Oggi,  posso  dire  che  Ennio
Morricone  non  è  il  mio  musicista.  È  il  mio  sceneggiatore.  Ho  sempre
sostituito  i  brutti  dialoghi  con  la  musica,  valorizzando  uno  sguardo  o  un
primo  piano.  È  il  mio  modo  di  comunicare.  Ma  non  sono  io  ad  aver
inventato questa tecnica… prima di me, ci sono stati Chaplin e ?jzenštejn…
Ma da quando ne ho avuto la possibilità, ho fatto comporre la musica prima
delle riprese, per renderlo un materiale essenziale della mia scrittura. Che
prendeva parte al montaggio finale. Purtroppo questo non è stato possibile
per la lavorazione di Per un pugno di dollari. Mancavano i soldi. Allora mi
sono accontentato di pensare alla musica mentre giravo il film........................


Come si è documentato sulla New York di cui ha parlato?


Da quando ho avuto la certezza di poter fare il film, ho incontrato diverse
persone nell’arco di tre anni. Conoscevo bene la mentalità degli ebrei, ne
avevo frequentati parecchi durante l’infanzia. Con alcuni di loro ero ancora
amico, e stavamo bene insieme. Con i mafiosi italiani, invece, non avevo
mai avuto contatti. Ma i miei film li ispiravano, e io lasciavo credere loro
quel  che  volevano.  Senza  contare  che  prostitute  e  criminali  hanno  da
sempre  considerato  le  persone  del  cinema  come  colleghi  o  confessori:  ci
raccontano  tutto,  verità  e  menzogne.  Si  lasciano  andare,  ingigantiscono  i
loro  ricordi.  Per  certi  versi,  «fanno  cinema»  in  nostra  presenza.  Io  li
ascoltavo.  Così,  potevo  immaginare  il  ghetto  ebraico.  Mi  immergevo  in
quella realtà, al punto da trasformarmi in un vero ebreo newyorchese. Per
rendere  possibile  questa  osmosi,  utilizzavo  un  sistema  che  funzionava
sempre: andavo in giro con un amico che parla un sacco; lui entra in azione,



Sergio Leone (1929-1989) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.




Ringrazio Ladri di Biblioteche per il libro


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