Autore principale
Fatland, Erika
Titolo
La vita in alto :
una stagione sull'Himalaya
traduzione dal norvegese di Sara Culeddu e Alessandra Scali
Pubblicazione
Venezia : Marsilio, 2021
Descrizione fisica
686 p. : ill. ; 22 cm
Collezione
Gli specchi
Gli specchi Marsilio ; 330
Titolo di opera
Høyt | Fatland, Erika
Scheda di autorità
Numeri
[ISBN] :
978-88-297-1368-4
42,6 MB epub,mobi,pdf
Pochi altri luoghi della Terra sono ammantati di leggenda come l’Himalaya, con le sue storie di scalatori che affrontano l’Everest e di viaggiatori alla ricerca di esperienze spirituali nei monasteri buddhisti. Ma cosa sappiamo davvero dei popoli che vivono lassù?
Dopo aver raccontato le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale e gli sterminati confini della Russia, Erika Fatland ci porta sulla catena montuosa più alta del pianeta facendoci scoprire la sua gente, le mille culture, lo splendore dei paesaggi, ma anche la storia poco nota che è all’origine di alcuni tra i conflitti più sanguinosi di oggi e di ieri. Partendo dalla Cina e attraversando Pakistan, India, Bhutan, Nepal e Tibet, la scrittrice norvegese, uno dei più apprezzati talenti della letteratura di viaggio, percorre un nuovo itinerario, affascinante e pieno di sorprese, dove a dominare la scena non sono solo vette maestose e orizzonti infiniti, ma uomini e donne in carne e ossa, di cui raccoglie le testimonianze e descrive le piccole vite che brulicano tra quelle montagne alte come giganti.
Cinque paesi abitati da centinaia di etnie dalle innumerevoli lingue e tradizioni, e tre grandi religioni che si mescolano ad antichi riti sciamanici e credenze primitive: combinando il rigore dell’antropologa con la curiosità dell’esploratrice, la nuova voce del reportage internazionale, più volte paragonata a Bruce Chatwin, ci consegna un racconto che fonde storia e politica, geografia ed ecologia; il diario di un’avventura durata otto mesi tra cime vertiginose e valli remote, comunità arcaiche e superpotenze economiche che convivono sul tetto del mondo.
Un cattivo presagio
4750 m1
Alle prime luci del giorno l’altopiano brulicava di tibetani festanti. Nell’aria rarefatta piroettavano leggeri fiocchi di neve. Al centro dell’altopiano, parzialmente issato su alcuni sostegni, troneggiava un pennone decorato con pelli di yak e variopinte bandiere di preghiera. Con i suoi venticinque metri e passa, era il pennone più alto di tutto il Tibet. Fissate al grosso fusto c’erano diverse corde lunghe e robuste, allineate in bell’ordine lungo il pendio in attesa delle operazioni di tiraggio. Pronti a intervenire c’erano anche due camion, che sembravano fuori luogo in mezzo a tutti quei festeggiamenti.
Sul posto si erano radunate diverse migliaia di persone; molte di loro avevano viaggiato per giorni e attraversato l’intero altopiano per raggiungere la più sacra di tutte le montagne a metà del mese più sacro, il saga dawa. I buddhisti credono che ogni azione compiuta durante questo periodo valga per dieci, buona o cattiva che sia. E......
Scrittrice e antropologa, ERIKA FATLAND (1983) vive a Oslo. Collabora con diverse testate e si è imposta sulla scena culturale internazionale con Sovietistan (Marsilio 2017), tradotto in ventiquattro paesi, premio dei librai in Norvegia. Il suo secondo libro, La frontiera (Marsilio 2019), selezionato tra i dieci migliori testi di non-fiction pubblicati in Scandinavia dal 2000, è stato finalista al Premio Terzani 2020. Nel 2021, a Erika Fatland è stato conferito a Roma il Premio Kapuściński per il reportage.
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