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- Stefano Nazzi - Il volto del male (2023) inchiesta MIRCrew -


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Descrizione
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[size=200][color=#000080][b]  Stefano Nazzi  
IL VOLTO DEL MALE
storie di efferati assassini
2023
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AUTORE PRINCIPALE
Nazzi, Stefano
TITOLO
Il volto del male : storie di efferati assassini
PUBBLICAZIONE
Milano : Mondadori, 2023
DESCRIZIONE FISICA
186 p. ; 21 cm
COLLEZIONE
Strade blu
TITOLO DI OPERA
Il volto del male | Nazzi, Stefano
Scheda di autorità
NUMERI
[ISBN] :
978-88-04-77364-1
Dimensione File : 3,39 mb
Formati - Epub, mobi, pdf,


Il libro
«Perché l’ha fatto?» Ce lo chiediamo spesso davanti a delitti particolarmente feroci, specie quando sono immotivati e dunque ci appaiono ancora più incomprensibili. L’istinto ci porta a credere che il male sia frutto della follia o di un raptus omicida, perché questo pensiero ci tranquillizza, ci allontana da un timore molto più profondo. E cioè che esistono persone malvagie.
Invece, non tutto si può attribuire a una mente malata, a patologie della psiche o a una brusca perdita dell’autocontrollo. Anzi, ogni azione violenta, anche quella che sembra più improvvisa, è sempre la conseguenza di ciò che è andato costruendosi nel tempo.
Ce lo dimostra Stefano Nazzi in questa raccolta di storie inquietanti. Con una prosa serrata e coinvolgente, ci racconta le vicende di dieci persone che hanno fatto il male e ben lo rappresentano: uomini e donne di età diverse, che in Italia si sono resi colpevoli di delitti efferati, spesso con moventi inesistenti. Dai più noti, come Nicola Sapone delle Bestie di Satana o Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno, a nomi meno conosciuti, come il serial killer Gianfranco Stevanin, il «Cherubino nero» Roberto Succo o, ancora, le tre ragazze che a Chiavenna uccisero senza motivo una suora.
Nazzi ci racconta com’erano e come sono diventati dei «mostri», spesso senza che nessuno intorno a loro sospettasse quello che stava accadendo. E ci racconta anche ciò che è successo dopo: qualcuno ha continuato a uccidere, altri hanno voluto scomparire; c’è chi ancora non si è reso pienamente conto del dolore che ha provocato e chi continua a proclamarsi innocente.
Nessuno può sapere da dove nasca il male, o perché questi assassini abbiano fatto ciò che hanno fatto. Quel che è certo, è che il male è come un sasso lanciato in uno stagno: si allarga in cerchi concentrici, causando dolore alla vittima e a tutti quelli attorno a lei. Ma, a differenza di quelli nell’acqua, «i cerchi del male non spariscono dopo pochi secondi. Durano a lungo, a volte per sempre».


Dopo aver ucciso il primo bambino, Luigi Chiatti scrisse un biglietto. Prese un foglio bianco e con grafia geometrica diede alla polizia le indicazioni esatte per ritrovare il corpo della vittima. Poche righe, scritte in stampatello, le linee delle lettere perfette. Non usò il normografo perché, disse quando lo arrestarono, «i segni che lascia sono facilmente riconoscibili e individuabili». Scartò anche la macchina per scrivere. Utilizzò, invece, due squadre e un pennarello Pelikan con la punta da 0,5 millimetri. Alla fine, mise un post scriptum, a mano libera perché si era stancato di usare le squadre. Compose le lettere con calma, fermandosi fra un tratto e l’altro. Meticoloso, preciso, diligente come uno studente modello. Scrisse: «P.S. Non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti. Saluti, al prossimo omicidio».
Poi la firma: «il Mostro».
Lasciò il biglietto in una cabina telefonica di Foligno, vicino alla stazione ferroviaria: «Per la polizia». Poi buttò il pennarello, le squadre, anche la risma di carta. Era il 6 ottobre 1992.
Forse quella parola, «mostro», a Luigi era rimasta in mente seguendo le trasmissioni televisive. Le guardava ossessivamente, sempre solo, nella sua stanza al primo piano della villetta di famiglia dove abitava con i genitori, la coppia che l’aveva adottato. Forse non aveva altra parola per descriversi.
Da quel giorno Luigi Chiatti fu sempre e solo «il mostro di Foligno». Quel nome se l’era dato lui.



Stefano Nazzi, giornalista, ha lavorato per alcune importanti testate nazionali. Si è sempre occupato di cronaca, seguendo i casi più conosciuti e di maggiore risonanza, ma anche vicende meno note. Oggi racconta la cronaca e l’attualità per «il Post». È ideatore e autore di Indagini, ai primi posti delle classifiche dei podcast.


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Aggiunto 21.05.23 - 19:05:13
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