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- Umberto Eco - Il Fascismo eterno (2018) saggio [epub, mobi, azw3, pdf] MIRCrew -


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Descrizione


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[size=200] Umberto Eco IL FASCISMO ETERNO (201[/size]
[size=150][B]Il fascismo eterno è un breve saggio di Umberto Eco tratto dalla sua esposizione a un simposio tenuto il 25 aprile 1995 alla Columbia University.
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Prima edizione 1997 in Cinque scritti morali
Prima edizione La nave di Teseo gennaio 2018
Prima edizione digitale gennaio 2018
Milano : La nave di Teseo, 2018
COLLEZIONE
Le Onde 24
AUTORE PRINCIPALE
Umberto Eco
DESCRIZIONE FISICA
51 p : 17 cm
Dimensione della cartella  file: 1,66 mb
Formati : epub, azw3, mobi,pdf
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Il saggio si apre con alcune considerazioni personali dall'autore sul Fascismo a partire dalla propria esperienza diretta di gioventù, per arrivare a tentare di descrivere il fenomeno del Fascismo in accezione generale, chiamandolo "fascismo eterno" o "Ur-Fascismo". Se, infatti, il Nazismo era una ideologia codificata in modo esplicito nel proprio manifesto, il Mein Kampf di Adolf Hitler, il Fascismo non aveva una propria filosofia, finendo così per contraddirsi su molti temi (ad esempio, nel rapporto con la religione), anche se poneva le sue basi nel concetto dello "stato etico assoluto" tardo hegeliano.
Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di
quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è
ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se
qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz,
voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la
vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti.
Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme
– ogni giorno, in ogni parte del mondo.” Umberto Eco



Nel 1942, all’età di dieci anni, vinsi il primo premio ai Ludi Juveniles (un concorso a libera partecipazione coatta per giovani fascisti italiani – vale a dire, per tutti i giovani italiani). Avevo elaborato con virtuosismo retorico sul tema: “Dobbiamo noi morire per la gloria di Mussolini e il destino immortale dell’Italia?” La mia risposta era stata affermativa. Ero un ragazzo sveglio.
Poi nel 1943 scopersi il significato della parola “libertà”. Racconterò questa storia alla fine del mio discorso. In quel momento “libertà” non significava ancora “liberazione”.
Ho passato due dei miei primi anni tra SS, fascisti e partigiani, che si sparavano l’un l’altro, e ho imparato come scansare le pallottole. Non è stato male come esercizio.
Nell’aprile del 1945 i partigiani presero Milano. Due giorni dopo arrivarono nella piccola città dove vivevo. Fu un momento di gioia. La piazza principale era affollata di gente che cantava e sventolava bandiere, invocando a gran voce Mimo, il capo partigiano della zona. Mimo, ex maresciallo dei carabinieri, si era messo coi badogliani e aveva perso una gamba in uno dei primi scontri. Si fece vedere al balcone del municipio, appoggiato alle sue stampelle, pallido; cercò con una mano di calmare la folla. Io ero lì che aspettavo il suo discorso, visto che tutta la mia infanzia era stata segnata dai grandi discorsi storici di Mussolini, di cui a scuola imparavamo a memoria i passi più significativi. Silenzio. Mimo parlò con voce rauca, quasi non si sentiva. Disse: “Cittadini, amici. Dopo tanti dolorosi sacrifici... eccoci qui. Gloria ai caduti per la libertà.” Fu tutto. E tornò dentro. La folla gridava, i partigiani alzarono le loro armi e spararono in aria festosamente. Noi ragazzi ci precipitammo a raccogliere i bossoli, preziosi oggetti da collezione, ma avevo anche imparato che la libertà di parola significa libertà dalla retorica.
Alcuni giorni dopo vidi i primi soldati americani. Erano afroamericani. Il primo yankee che incontrai era un nero, Joseph, che mi fece conoscere le meraviglie di Dick Tracy e di Li’l Abner. I suoi fumetti erano a colori e avevano un buon odore.






Umberto Eco (Alessandria 1932 ? Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (Premio Strega 1981), seguito da Il pendolo di Foucault (198, L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell’interpretazione (1990), Kant e l’ornitorinco (1997), Dall’albero al labirinto (2007), Pape Satàn aleppe (2016). Ha pubblicato i volumi illustrati Storia della Bellezza (2004), Storia della Bruttezza (2007), Vertigine della lista (2009), Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e Sulle spalle dei giganti (2017).


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Aggiunto 14.09.22 - 17:09:18
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