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- Roy Lewis Il piu grande uomo scimmia del Pleistocene (1992)[epub.mobi,azw3,pdf]MIRCrew -


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Descrizione
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[b][size=250][color=#8b0000]Roy Lewis IL PIU GRANDE UOMO SCIMMIA DEL PLEISTOCENE -   (1992) [/size]

Il più grande uomo scimmia del pleistocene (1960). Il libro comico che lo ha reso famoso, inizialmente uscito in sei puntate. In questo libro, in cui il narratore è il figlio di colui che scoprì il fuoco, la famiglia di questi, per prevenire ulteriori scoperte, data la sua abitudine di rivelarle alle altre tribù, ricorre a drastici rimedi, come si capisce dal sottotitolo che il libro ha nella sua ultima versione in lingua originale ("The Evolution Man - Or, How I Ate My Father" - "L'uomo dell'evoluzione - o come mangiai mio padre&#34.



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Tipo documento Testo
Autore principale Lewis, Roy
Titolo Il piu grande uomo scimmia del Pleistocene / Roy Lewis ; traduzione di Carlo Brera
Edizione 3. ed
Pubblicazione Milano : Adelphi, 1992
Descrizione fisica 178 p. ; 22 cm.
Collezione
· Fabula ; 58
Numeri
· [ISBN] 88-459-0880-1
Nomi
· [Autore] Lewis, Roy     scheda di autorità
· Brera, Carlo
Lingua di pubblicazione ITALIANO
Paese di pubblicazione ITALIA
Codice identificativo ITICCURMS1639893
dimensione - 1,81 Mb
formato Epub, mobi, azw3, pdf





Il  libro  che  avete  tra  le  mani  è  uno  dei  più  divertenti  degli  ultimi
cinquecentomila anni.
Detto  così  alla  buona,  è  il  racconto  comico  della  scoperta  e  dell'uso,  da
parte di una famiglia di uomini estremamente primitivi, di alcune delle cose
più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il
fuoco, la lancia, il matrimonio e così via. E anche un modo di ricordarci che
i  problemi  del  progresso  non  sono  cominciati  con  l'era  atomica,  ma  con
l'esigenza  di  cucinare  senza  essere  cucinati  e  di  mangiare  senza  essere
mangiati.
E ci ricorda pure che la prima arma a uccidere la gente lasciando in piedi gli
edifici fu la clava.
Se siete arrivati fin qui, probabilmente ci si può azzardare anche a rivelarvi
che  questo  è  diventato  un  libro  di  culto.  Ma  non  preoccupatevi.  Ciò
significa solo che è capitato in mano alla gente non grazie a una massiccia
pubblicità,  ma  per  una  felice  combinazione,  dando  a  ciascuno  la  calda,
squisita sensazione di essere il solo a conoscerlo. In altre parole, è un buon
libro di culto. (Quando l'avrai letto anche tu, il culto annovererà un adepto
in più).
E vi cambierà la vita, in maniera sottile. Per esempio, le prime scene  del
film  2001:  Odissea  nello  spazio  non  vi  sembreranno  mai  più  le  stesse,
perché vi domanderete quale delle scimmie è zio Vania. E la prossima volta
che vi cadrà sotto gli occhi uno di quegli utili manualetti che insegnano a
distinguere  i  funghi  mangerecci  da  quelli  velenosi,  vi  sorprenderete  a
ringraziare le centinaia di ricercatori che sacrificarono la loro vita di uomini
scimmia per appurare proprio questo.




Quando  i  venti  soffiavano  forte  da  nord,  spifferando  gelidi  che  la  grande
cappa di ghiaccio continuava la sua avanzata, noi ammucchiavamo tutte le
nostre riserve di legna e fascine davanti alla caverna e facevamo un gran
fuoco, convinti che per quanto a sud si fosse spinta stavolta, fino in Africa,
addirittura, noi eravamo perfettamente in grado di affrontarla e vincerla.
Avevamo  un  bel  daffare  a  procurarci  il  combustibile  necessario  per  tutti
quei  falò,  anche  se  con  una  buona  lama  di  quarzite  un  ramo  di  cedro  da
mezza  spanna  si  taglia  in  dieci  minuti;  erano  gli  elefanti  e  i  mammut  a
tenerci  caldi,  con  la  loro  premurosa  abitudine  di  sradicare  gli  alberi  per
provare  la  forza  di  proboscidi  e  zanne.  L'Elephas  antiquus  si  dedicava  a
questo sport anche più del tipo moderno, perché era ancora in pieno sforzo
evolutivo, e se un animale in evoluzione ha un chiodo fisso, è lo stato della
propria  dentatura.  I  mammut,  che  a  quei  tempi  si  sentivano  già  quasi
perfetti, sradicavano alberi solo quando erano arrabbiati, o quando volevano
far colpo sulle femmine. Nella stagione degli amori bastai o va seguire il
branco per far legna; nelle altre, un sasso ben centrato dietro l'orecchio di
un mammut al pascolo faceva miracoli, garantendoti il riscaldamento anche
per un mese. E un trucco, lo dico per esperienza personale, che  funziona
ottimamente con i grossi mastodonti; ma ce ne vuole, poi, per trascinare a
casa un baobab sradicato. Brucia bene, ma non puoi avvicinarti a meno di
trenta  metri.  Del  resto,  è  inutile  portare  le  cose  agli  estremi.  In  genere
tenevamo acceso un bel falò quando faceva proprio freddo e i ghiacciai del
Kilimangiaro e del Ruwenzori scendevano sotto la linea dei tremila metri.
Le faville salivano al cielo, nelle gelide e serene notti d'inverno, la legna
verde sfrigolava, quella secca crepitava, e il nostro fuoco splendeva......






Roy Lewis (Felixstowe, 6 novembre 1913 – 1996) è stato uno scrittore, giornalista e editore inglese. È divenuto famoso specialmente grazie alla sua opera Il più grande uomo scimmia del pleistocene.
Sebbene fosse nato a Felixstowe, Lewis è cresciuto nel Birmingham. Ha studiato presso la King Edward's School, poi ad Oxford, dove si è laureato nel 1934; infine ha frequentato anche la London School of Economics. Iniziò la sua carriera come economista, ma il lavoro di editore che gli venne offerto dal giornale locale "Statist" gli fece capire quale fosse in realtà la sua vera passione: il giornalismo. Nel 1938 si prese un anno sabbatico, durante il quale viaggiò in Australia ed in India. Nel 1939, dopo il suo ritorno in Inghilterra, si sposò con Christine Tew, con cui ebbe due figlie.

Nel 1939 inizia la sua collaborazione con Randal Heymanson al giornale "Vital News", distribuito solo ad alcuni banchieri e politici, sia inglesi sia americani. [1] Dal 1943 al 1946 ha lavorato presso il "Peking Syndicate", una ditta specializzata in investimenti in Cina; in seguito lascia questo lavoro per diventare giornalista del settimanale "Scope". Ha lavorato per l'"Economist" dal 1952 al 1961, come inviato a Washington, DC. Arriva a stabilirsi definitivamente in Inghilterra nel 1961, quando viene assunto come giornalista per il Times, giornale con cui lavorerà fino al pensionamento, nel 1971. Nel 1957 fonda il "Keepsake Press", inizialmente per stampare libriccini per famiglie. Nel giro di poco tempo la produzione diviene prolifica, seppure a bassa tiratura: infatti entro il 1990, quando è stato costretto dalla malattia a smettere, ha pubblicato più di cento titoli. Oltre al libro che lo ha reso famoso, ha scritto anche altri tre racconti nella vecchiaia (tra il 1990 ed il 1995), delle provocatorie reinterpretazioni dell'epoca Vittoriana.

 

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